“L’Ultima Domenica” al Teatro Delle Muse fino al 19 aprile

“L’Ultima Domenica” al Teatro Delle Muse per riflettere sulla violenza nel calcio

Al Teatro Delle Muse fino al 19 aprile “L’Ultima Domenica” lo spettacolo, ispirato al dramma di Vincenzo Paparelli, il tifoso della Lazio rimasto ucciso allo stadio Olimpico prima del derby capitolino nel 1979. Una morte drammatica, provocata da un razzo partito dalla Curva Sud che colpi in pieno volto un padre di famiglia, presente sugli spalti solo per vedere la partita. Una piéce scritta per il teatro da Geppi Di Stasio e Andrea Pintucci, con straordinari interpreti come: Geppi Di Stasio, Roberta Sanzò e il piccolo Luca Materazzo, uno spettacolo arricchito di suggestive musiche e canzoni inedite eseguite da Andrea Pintucci voce e basso, Paul Cotronei al piano, Gigi Galante al sax, Angelo Cascarano chitarra. Una commedia toccante che ci invita a riflettere sul fenomeno della violenza nello sport e nel caso specifico nel calcio. A Roberta Sanzò, attrice protagonista di “L’Ultima Domenica” e unica donna in scena abbiamo chiesto:

Roberta Sanzò
Roberta Sanzò

L’Ultima Domenica che tipo di spettacolo e’?
Questo spettacolo vuole sensibilizzare al problema della violenza negli stadi attraverso una storia familiare apparentemente normale. Una famiglia classica composta da padre, madre e figlio vive nella quotidianità il condizionamento di una tragedia passata.  E’ uno spettacolo di emozioni, musica, riflessioni, momenti in cui gli attori si estraniano dai ruoli per raccontare quasi didascalicamente l’assurdità di tutte le violenze italiane derivanti dagli eventi sportivi da Vincenzo Paparelli fino a Ciro Esposito. E’ comunque uno spettacolo per tutti, non solo per amanti dello sport. E poi ci sono delle musiche molto suggestive composte per l’occasione, e un ragazzino attore professionista straordinario”.
Unica attrice in scena, un ruolo importante, duro, drammatico, che non sempre capita in teatro, quanto è difficile per lei attrice di punta della compagnia delle Muse, interpretare fatti di cronaca cosi cruenti?
In questo spettacolo interpreto la “madre”, un ruolo pieno di cambi emotivi e di stili recitativi. Dialoghi, monologhi, pezzi brillanti e ironici e momenti fortemente seri che culminano con l’elenco di tutti i morti di violenza negli stadi, una scena emotivamente fortissima sia per il pubblico che per mio personale coinvolgimento. Questo spettacolo per noi tutti è un prodotto del cuore e questo si deve percepire. Alla fine dello spettacolo siamo stanchi, ma se riusciamo a trasmettere delle emozioni siamo appagati, abbiamo raggiunto lo scopo. E questo , credo, sia il fine di questo duro lavoro che noi attori soprattutto in teatro portiamo avanti con la spinta della passione in tempi di forte crisi in cui lo spettacolo dal vivo è ai margini della considerazione”.
L’educazione e il rispetto delle regole si dovrebbero imparare a casa, quanto da questa storia emerge la diseducazione in atto, fenomeno preoccupante della società in cui viviamo?
In questo spettacolo l’autore vuole mettere in evidenza la bilateralità della responsabilità della diseducazione dei giovani, da una parte la società, il mondo esterno, dall’altra la famiglia stessa a cui in buona fede spesso sfugge il controllo della formazione dei propri figli. Il messaggio che vorremmo far emergere è che attraverso lo studio e la cultura si sviluppano il buon senso e la saggezza, si possono risolvere tante cose e migliorare il mondo. In particolare il testo punta sull’importanza dell’educazione ai valori dello sport, di cui la collettività si dovrebbe preoccupare maggiormente affinchè si limitino le tragedie e le violenze sportive”.

Roberta Sanzò
Roberta Sanzò

Al Teatro Delle Muse l’abbiamo vista passare da ruoli estremamente comici e frivoli a ruoli intensi e drammatici come questo, quanto lavoro c’è dietro?

Credo che una attrice vera debba essere pronta ad immedesimarsi in ogni ruolo, sia quello fortemente drammatico che quello del tutto comico. E’ anche comprensibile che, spesso, ogni attrice o attore abbia una specializzazione che si impone, un proprio “tipo”. Io amo mettermi alla prova con diversi generi quando ne ho l’opportunità. In tanti anni di scritture teatrali ho avuto la fortuna di impersonare i più diversi caratteri e caratterizzazioni. Certamente è molto faticoso perché bisogna creare la personalità dei personaggi, seguire le indicazioni di regia e condire con il proprio mestiere. Oggi molti attori sono sempre uguali perché il pubblico si aspetta da loro lo stesso genere, col rischio che il gradimento ad un certo punto si trasformi in critica spietata”.

Considerare la violenza negli stadi soltanto un fenomeno che attiene allo sport significa commettere una leggerezza, analisi che emerge da questo intenso e drammatico testo. Il calcio è così radicato nel nostro sistema sociale che non può riguardare soltanto i tifosi o i calciofili. L’educazione ai valori dello sport è un elemento fondante dell’educazione dell’individuo, per questo su ogni tragedia sportiva bisogna che si interroghi la società, la politica, le istituzioni e il singolo cittadino, così come hanno fatto gli abili autori di “L’Ultima Domenica”, http://www.teatromuse.it, bello e riuscito spettacolo teatrale.

Articolo di Antonietta Di Vizia

L' Ultima Domenica

“L’Ultima Domenica” al Teatro Delle Muse fino al 19 aprile ultima modifica: 2016-04-02T11:39:50+02:00 da Antonietta Di Vizia