“Zio Vanja” al Teatro Arcobaleno regia di Duccio Camerini

Fino al 24 aprile, il grande classico del teatro moderno “Zio Vanja” di Anton Cechov nella versione firmata da Duccio Camerini

Infelicità, immobilismo, incapacità di affrontare la vita, tanti personaggi pieni di tic, vizi e virtù, una famiglia riunita per un periodo una casa di campagna, tutto questo è “Zio Vanja” di Checov, anche grazie al tocco moderno e visionario di Duccio Camerini.
Uno spettacolo surreale, informale, intenso firmato da Duccio Camerini, una versione innovativa del capolavoro di Cechov, una pièce che lascia per alcuni versi interdetti, ma proprio grazie a questa moderna visione invita il pubblico a riflettere sul rapporto con il tempo e su vizi e virtù, che nonostante i cambiamenti sociali e culturali in atto, restano sempre gli stessi. In scena un cast collaudato e talentuoso che vede tutti nello stesso modo protagonisti: Sandro Calabrese, Duccio Camerini, Ciro Carlo Fico, Mattia Giovanni Grazioli, Maria Vittoria Pellecchia e Francesca Sgheri, musiche a cura di Alchimusika, spazio di Roberta Gentili, regia di Duccio Camerini.

Zio VanjaPerchè ha scelto di portare in scena Cechov?
Cechov grazie al suo tratto familiare anticipò e in qualche modo determinò tanto teatro che sarebbe venuto dopo di lui. Anni fa ho portato in scena Tre Sorelle con lo Stabile delle Marche, poi in seguito ho tenuto un laboratorio della durata di un anno su Cechov, la sua vita, le sue storie, al Teatro Ateneo dell’Università di Roma. Oggi lavorare su Zio Vanja ha per me il sapore di un ritorno a casa. Le scene di vita di campagna sono ancora oggi contemporanee grazie ai tic compulsivi, alle manie, alle ossessioni dei personaggi. Una commedia che analizza l’immobilità, la paralisi, che in alcuni momenti diventa tragedia. Ma è così il teatro di questo scrittore morto a soli quarant’anni, dopo aver speso una vita tra onestà impegno e modestia, una vita densa come quella di un ottantenne”.
Zio Vanja in che modo ci parla di Cechov e della sua storia?
Ancora oggi sentiamo Cechov come il più giovane e irrisolto degli autori classici. Antoscia Cechonté, questo era il suo nomignolo d’arte da giovane, quando scriveva i primi racconti, è morto appunto giovane, troppo giovane per farsi incasellare in una forma. Vecchio non ci è diventato mai. Questa la feconda contraddizione paradossale che anima le sue indagini sulla vecchiaia e sul tempo. Il nostro spettacolo parla di questo: dell’età interiore che ognuno di noi ha, in rapporto ai suoi pericolosi sogni e al tempo che passa silenzioso. Tratta di giovinezza a termine, della vecchiaia con cui non vogliamo fare i conti, del vano e assurdo agitarsi di donne e uomini nella speranza di ritardare il più possibile quel momento: come una linea, una porta, che prima o poi si chiude dietro di te, incasellandoti in una forma che non hai richiesto”.
Una storia ancora attuale quella di Zio Vanja?
Certo è la storia di una famiglia, un racconto sentimentale, che abbiamo scelto di portare in scena cercando di pulirci da tutti i manierismi alla Cechov. Zio Vanja a volte sembra un sogno, a volte un incubo, a volte è ridicolo e scanzonato. E’ una delle sue investigazioni sul tempo, condotta con animo straniero da un uomo che del tempo ha conosciuto solo un pezzo, troppo poco per farsi intimorire”.

“Zio Vanja”Al teatro Arcobaleno, http://www.teatroarcobaleno.it/, fino al 24 aprile!

Articolo di Antonietta Di Vizia

Zio Vanja

“Zio Vanja” al Teatro Arcobaleno regia di Duccio Camerini ultima modifica: 2016-04-18T11:59:11+02:00 da Antonietta Di Vizia