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ANALOGICA
Laboratorio Sperimentale di Fotografia e Comunicazione
Sulle pagine di Romaoggi.eu, una nuova rubrica dedicata alla fotografia analogica, per via di un rinnovato e crescente interesse da parte del pubblico e di tutto l’indotto a cui essa è legata ponendo un accento particolare alle nuove sfide che la fotografia e la cultura visuale ci pone.
Il re dei paparazzi Rino Barillari sosteneva che il digitale è la morte della fotografia. È vero? È proprio così? Cosa ci ha insegnato e cosa ha ancora da insegnarci la fotografia analogica?
In questa rubrica curata da Massimiliano Ruggeri e Alessandro Lisci, che sarà collegata con le altre rubriche dedicate alla fotografia presenti e attive su Romaoggi.eu curate da Target Lab Ets, esploreremo le novità del settore, la storia della fotografia analogica, le tecniche più significative e i grandi autori, con l’obiettivo di offrire uno spazio di approfondimento, conoscenza e riflessione – e, perché no, anche qualche sorpresa!
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Un Po’ di Storia
Voigtländer Bessa

Parlando di fotografia analogica, spesso si pensa alla classica pellicola 135mm con le relative macchine fotografiche, ma agli inizi non era così.
Il formato 135mm è nato grazie alla geniale intuizione di Oskar Barnack, ingegnere presso la Leitz Wetzlar(futura Leica) in Germania nel 1911, il quale prese la pellicola 35mm cinematografica a scorrimento verticale, la ruotò di 90° inserendola orizzontalmente in una macchina fotografica, ottenendo così, dopo opportune modifiche, un fotogramma da 24x36mm (lo standard odierno) invece di quello cinematografico di 24x18mm.
La gestazione del progetto fu lunga, anche perché in seguito intercorse la prima guerra mondiale, altri protagonisti e, vicende giuridiche per motivi di brevetto tra il reverendo Hannibal Goodwin e George Eastman, il signor Kodak.
Il formato 135mm si diffuse successivamente con le prime Leica, prendendo per così dire il sopravvento sugli altri formati. Inizialmente si fotografava con grandi macchine fotografiche a lastre di vetro di difficile gestione adatte solo ai professionisti, successivamente arriverà la pellicola detta medio formato nei rulli 120mm (ancora in produzione e reperibili) che, resero le macchine fotografiche di facile utilizzo, pratiche e portatili.
Tra le macchine medio formato che spesso uso, c’è una Voigtländer Bessa la cui produzione iniziò nel 1929 ,una così detta “folding” per la possibilità di retrarre il soffietto ed essere chiusa diventando praticamente tascabile. Era in grado di scattare in un doppio formato mediante una mascherina in lamiera estraibile inserita sul piano focale, dando così la possibilità di poter avere negativi sia nel formato 6×4,5 con 16 fotogrammi e nel formato 6×9 con 8 fotogrammi. Stiamo parlando di una macchina fotografica progettata e prodotta 100 anni fa! Mentre l’obiettivo è un Voigtar 105mm f4,5, ci sono comunque altre varianti in base agli anni di produzione.
Il marchio Voigtländer nacque nel 1756 ( è stato il primo in assoluto a produrre macchine fotografiche) insieme alla Zeiss nata nel 1846 erano il meglio dell’industria ottica e fotografica tedesca..
La qualità costruttiva, la praticità, l’eleganza di queste macchine era ai massimi livelli, come anche la qualità delle loro custodie in cuoio e velluto, veri e propri capolavori di artigianato; è sufficiente maneggiarle per capire immediatamente al solo tatto, quanto l’ industria fotografica fosse già all’avanguardia in quegli anni.
Ovviamente il funzionamento è completamente meccanico, nessuna batteria o fonte energetica richiesta, capolavori puramente meccanici con tanto di autoscatto in grado ancora di funzionare dopo 90 e più anni, con risultati veramente favolosi, impiegando semplici accorgimenti e nulla più.
Non a caso ci sono attuali macchine fotografiche digitali e smartphone che cercano di riprodurre l’effetto pellicola.
Magari in altre occasioni parleremo di come usare al meglio questo tipo di macchine fotografiche di inizio secolo.
Questo mio esemplare che uso ancora oggi con grande rispetto, dandole del lei; anzi del voi, come abitudine dell’epoca, dovrebbe risalire in base ai numeri di serie circa al 1938, ed a proposito del 1938 mi viene in mente un fatto storico, più precisamente il giorno 3 Maggio 1938: la visita di Hitler a Roma. Italia e Germania stanno per suggellare a breve un abbraccio mortale; il patto d’acciaio (22 Maggio 1939) l’ Europa tutta è sull’orlo del baratro, ovvero la seconda guerra mondiale, il resto è storia.
Hitler arriva a Roma su di un treno alla stazione Ostiense accolto per tutto il lungo tragitto da folle festanti, il protocollo della visita era stato studiato nei minimi dettagli, Roma doveva apparire perfetta e splendente.
Ma ecco che iniziano i problemi, molti dei lavori di ristrutturazione della città non erano stati terminati in tempo, siamo nel 1938, la stazione Ostiense era a ancora un grande cantiere, fu ultimata solamente nel 1940, per mascherare ciò al Führer, si escogitò un geniale stratagemma.
L’ architetto della stazione Roberto Narducci, fu incaricato di creare delle finte decorazioni che dovevano coprire ciò che ancora era in costruzione, questo non solo alla stazione Ostiense ma in molte altre zone di Roma.
Si usarono cosi dei pannelli di cartone e paglia, anche legno e tubi innocenti il tutto intonacato di bianco, con i quali si riuscì a simulare ottimamente il travertino usato a Roma, costruendo colonne pareti statue ed altro. Sicuramente quel giorno ci saranno state delle Voigtländer Bessa a documentare l’avvenimento.
Riguardo a questo storico episodio il poeta trasteverino Trilussa scriverà:
“Roma de travertino, rifatta de cartone, saluta l’imbianchino, suo prossimo padrone.”
Concludo ricordando che c’è un famosissimo film del 1977 di Ettore Scola che parla proprio di questo giorno: “Una giornata particolare” con Sophia Loren e Marcello Mastroianni.
© 2025 Massimiliano Ruggeri

Massimiliano Ruggeri Nota Bio
Massimiliano Ruggeri nasce a Roma nel settembre del 1970. Sviluppa grazie a una Voigtländer Vitomatic IIa del 1960, ancora in suo possesso e appartenuta a suo nonno, la passione per la fotografia, coltivando parallelamente l’interesse per la storia dell’arte, il motociclismo e la musica, suonando la batteria in vari gruppi dell’underground romano.
Sfrutta ogni momento libero per camminare con la sua macchina fotografica tra le strade e i vicoli di Roma ricchi di storia, arte, chiese, monumenti e colonne che sente far parte del suo “dna”, facendo così della fotografia l’anello di congiunzione tra arte e storia.
Sperimenta tecniche di ripresa con macchine fotografiche di varia tipologia ed epoca, sia 35mm che medio formato, sia reflex che a telemetro, rimanendo affascinato dalle immagini che possono ancora restituire obiettivi e fotocamere di inizio secolo.
Dal 2023 Massimiliano ha esposto a Roma in cinque mostre e a tutt’oggi scatta esclusivamente usando macchine fotografiche analogiche, rimanendo fedele alla pellicola. Da Marzo 2025 è iscritto a Target Lab Ets.



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Target Lab Ets è stata presentata il 6 dicembre 2021 al pubblico e alla stampa presso la sala Walter Tobagi della FNSI, Federazione Nazionale della Stampa Italiana, sede nazionale di Roma, con Paolo Conti del Corriere della Sera; Vittorio Morelli dell’Agi; Marco Geppetti e Andrea Denzi della Marcello Geppetti Media Company srl.
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