
“La foto del giorno” di martedì 24 giugno 2025 dal titolo “Neapolitan Fans“ è di Pietro Di Giambattista, commento di Pietro Coppa. Rubrica a cura di Alessandro Lisci. Invia la tua foto del giorno al whats app 3316379346 o alla mail alessandrolisci@yahoo.it.
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Il commento
Inizialmente quando mi è stato chiesto di commentare questa fotografia stavo per rifiutare: l’avevo vista solo sul telefonino, e stante il mio scarsissimo interesse per il calcio, una certa inveterata allergia per i riti collettivi di vittoria, nonché una prima impressione di semplicità e banalità documentaria della foto non pensavo di aver voglia di scrivere nulla su quest’immagine.
Poi per scrupolo l’ho aperta sulla posta del p.c., l’ho osservata con più attenzione, e ho dovuto ammettere che tanto semplice ed ovvia questa fotografia non era, e che le parole dell’autore che l’accompagnavano, girate a me insieme con la foto, anziché arricchire l’immagine ne sminuivano la portata e l’ambiguità, e in buona sostanza dandone una lettura a senso unico rinnegavano, certo involontariamente, la bravura del fotografo stesso e la bellezza della foto.
Cercherò di spiegarmi cominciando con un’ovvietà, e cioè che ogni fotografia di valore, e per estensione ogni opera d’arte di qualche interesse, è come una cipolla da sbucciare strato per strato, che ogni immagine è complessa e va analizzata oltre la prima impressione perché ogni strato può contraddire o arricchire il precedente.
Questo è particolarmente vero nella fotografia, che per la sua caratteristica di isolare un’immagine singola da un continuo che ne spiegherebbe banalmente la ragione d’essere, e per la dialettica realtà/finzione che l’accompagna da sempre, richiede a chi la osserva uno sforzo di fantasia e di capacità di penetrazione in più per capire le intenzioni consce e le implicazioni non rilevabili a prima vista inserite nella fotografia dall’autore a volte oltre le proprie intenzioni; secondo me molto della bellezza e dell’interesse risiedono nella pluralità, ambiguità e indeterminatezza di un’immagine in generale, e questa di cui si parla non fa eccezione.
Ad un primo sguardo infatti la foto si dichiara per quello che è in superficie: tifosi del Napoli in festa per la conquista dello scudetto, in un ambiente di periferia dove sembrerebbe esserci poco da festeggiare in generale.
E già si potrebbe osservare che se da un lato questo può dar ragione alle parole dell’autore sul riscatto e la rivincita, dall’altro sembra, magari involontariamente, suggerire la riflessione di quel filosofo barbuto, ormai ahimè non più tanto popolare, sull’essere la religione (in questo caso calcistica) l’oppio dei popoli, ed anche portare, arretrando nel tempo alle vecchie napoletanissime tre f (feste farina e forca) e all’ancora più remoto “panem et circenses” .
Ma questa fotografia ad uno sguardo più attento rivela una struttura teatrale che ne fa l’attimo culminante di una tragedia antica, Napoli d’altra parte nasce come città della Magna Grecia, con un proscenio fumoso e un po’ indistinto, un coro che partecipa collettivamente, ma fa anche da contrappunto con la sua festosità (sulla sinistra) e con la sua modernissima smania di portare immediatamente lo spettacolo sui social media usando i telefonini (sulla destra) ad un protagonista che tutto è meno che festoso, e porta invece sul palcoscenico un’aura di tragedia e di violenza mediata dall’espressione del volto, dalla postura aggressiva e, non da ultimo, dal numero e tipo dei tatuaggi sul busto nudo che, anche nella moderna inflazione di questo tipo di messaggi, ne fanno un personaggio border line, come tutti gli eroi.
Teatro puro quindi, mimica della festa e dell’identità condivisa, perfettamente riportata nell’immagine fotografica, ma attenzione dice il coro, noi siamo bravi ragazzi come tutti con i nostri telefoni sempre in mano, questo è un tifo buono (e anche a me per altro consta che la tifoseria del Napoli sia tra le meno violente), ma il nostro eroe è quello lì che incombe al centro della foto, ed è anche l’eroe negativo del fotografo che sembra insinuare un po’ en passant, o forse è un’idea mia che quell’immagine suggerisce, come sia stato dalle tifoserie organizzate intorno alle squadre di calcio che abbiano tratto origine alcune delle forze paramilitari più feroci che, durante il conflitto che ha insanguinato negli anni ‘90 dello scorso secolo la ex Jugoslavia, si sono rese protagoniste dei peggiori fatti di sangue.
© 2025 Pietro Coppa
Pietro Coppa nota bio
Pietro Coppa nasce a Roma nel 1955. Fin dall’inizio degli anni ‘70 dello scorso secolo inizia ad appassionarsi alla fotografia, con qualche pubblicazione su giornali e riviste dell’epoca.
Pur non avendo trasformato in seguito questa passione in una attività professionale, continua comunque ad occuparsi di fotografia a livello amatoriale nei decenni successivi.
Nel periodo attuale, con più tempo a disposizione, ha intensificato l’impegno in questo settore dedicandosi sia alla produzione di immagini analogiche che alla produzione di foto digitali.
Ha al suo attivo pubblicazioni recenti sia su riviste digitali (Private Photo Review, Artdoc) che su media cartacei (Mind).
Da marzo 2025 è iscritto a Target Lab Ets – Laboratorio Sperimentale di Fotografia e Comunicazione.
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Editing fotografico a cura di Alessandro Lisci – Target Lab Ets
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