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Maxxi: ‘STADI. Architettura e mito’.
Uno sguardo inedito su architettura e società
Fino al 26 ottobre è visitabile la mostra ‘STADI. Architettura e mito’, l’inedito sguardo che il MAXXI, attraverso il suo Dipartimento di Architettura e Design contemporaneo diretto da Lorenza Baroncelli, rivolge agli stadi come strutture antropiche e architettoniche, simboli di passioni e cambiamenti sociali, in grado di raccontare la storia delle città attraverso cultura e identità collettiva. Per la prima volta in Italia, una grande esposizione, indaga lo stadio non solo come contenitore di eventi sportivi, ma come spazio capace di raccontare i mutamenti della società
Manuel Orazi, Fabio Salomoni e Moira Valeri i curatori dell’allestimento.
Lo stadio diventa così un osservatorio privilegiato — un vero e proprio caleidoscopio — attraverso il quale osservare una pluralità di dimensioni di rilevanza architettonica, urbanistica, economica, socio-antropologica, politica e artistica. Un contenitore di significati, contraddizioni e simboli o, per dirla con le parole dell’antropologo Marc Augé, “un luogo di senso, di controsenso e di non-senso, un simbolo di speranza, di errore o di orrore”.
Il percorso si snoda in un viaggio cronologico denso di rimandi storici e visioni contemporanee. L’ingresso cattura lo spettatore con Zidane, A 21st Century Portrait (2006), intensa videoinstallazione di Douglas Gordon e Philippe Parreno. Da lì, il percorso si apre su modelli iconici come l’Allianz Arena di Herzog & de Meuron, accanto a una vera tribuna metallica pensata per ospitare incontri pubblici e una reading room.
Dagli archetipi classici – il Panathinaiko di Atene e il Colosseo – si attraversa la rinascita ottocentesca e l’invenzione dello stadio moderno con Archibald Leitch, fino a Le Corbusier e il suo stadio dei 100.000. Il visitatore è guidato in una sequenza di modelli, progetti e disegni che mostrano l’evoluzione dell’impianto sportivo, tra innovazione tecnica e carica simbolica.
Cattedrali laiche del nostro tempo, oggi queste architetture monumentali sono molto più che arene sportive: sono centri vitali, specchi delle città, luoghi di rito collettivo, simboli di trasformazione urbana e culturale, dove la vita quotidiana e l’eccezionalità si incontrano. Un viaggio lungo i secoli che attraversa diversi continenti mettendo in luce l’evoluzione di queste strutture, da semplici spazi per la competizione sportiva a scenari polifunzionali capaci di ospitare concerti, cerimonie religiose, raduni di massa, eventi politici, fiere e performance artistiche, fino a diventare strumento di city branding e nuova meta del turismo globale.
Ampio spazio è riservato agli stadi italiani, protagonisti di riflessioni profonde sul tema della rigenerazione urbana. Dai fasti di Italia ’90 – con progetti di Renzo Piano, Gregotti e Studio Celli – alle fotografie di Stefano Graziani e Filippo Romano che raccontano, con sguardo critico, gli stadi di Napoli, Trieste, Messina e Udine. Un focus particolare analizza la mutazione degli impianti in oggetti di marketing territoriale, spesso decentrati, privati e plasmati secondo logiche di efficienza e sicurezza, fino allo stadio trasformer, multifunzionale e tecnologico.
Cuore pulsante dell’esposizione sono le cinque isole antropologiche che esplorano il rapporto tra stadio, città e spettatore. Emozioni, riti, conflitti, identità collettive: lo stadio emerge come palcoscenico della vita sociale e politica. Un mosaico di storie che va dalla prima radiocronaca sportiva del 1928 alla tragedia dell’Heysel, dal Manifesto per l’Italia ’90 di Alberto Burri alle performance artistiche e fotografiche firmate da Luigi Ghirri, Henri Cartier-Bresson, Olivo Barbieri, Takashi Homma, Bruno Munari e Tato.
Oltre all’architettura, è l’arte a offrire uno sguardo laterale e poetico sullo stadio. Opere storiche e contemporanee restituiscono la ritualità della folla, la forza del gesto sportivo, la complessità di un luogo carico di tensioni e significati. A chiudere il percorso, la potente videoinstallazione San Siro (The roots of violence) di Yuri Ancarani, che mostra il dietro le quinte del calcio come macchina sociale e spettacolare.
La fine del percorso espositivo si connette direttamente al Centro Archivi, dove è allestita la mostra “Il Foro Italico di Enrico Del Debbio” che, a partire dall’archivio Del Debbio acquisito dal Maxxi nel 2002, prosegue il racconto sull’architettura per lo sport incentrando il racconto sul Foro Italico, il primo grande intervento architettonico e paesaggistico in Italia dedicato alle attività sportive, concepito nel 1927 e sul quale l’architetto toscano lavorò per più di quarant’anni.
A colpire, nella mostra, è anche la varietà di linguaggi che questi edifici riescono a contenere.
C’è l’astrazione muscolare dello stadio Al Bayt in Qatar, ispirato alle tende beduine. C’è l’iperrealismo geometrico del Tottenham Hotspur Stadium, perfetto come un render anche nella realtà. C’è la pazzia sublime dello Stadio 974, fatto interamente di container smontabili.
Ogni scelta è una dichiarazione politica, urbanistica, estetica.
© 2025 Fabiana Cambiaso – Target Lab Ets
Fabiana Cambiaso nota bio
Fabiana Cambiaso (Roma), architetto e ingegnere civile formatosi all’Università degli studi di Roma “La Sapienza”, consegue con lode i Master di II Livello in Architettura sostenibile, Urbam Management e Project Management, frequenta il Dottorato di Ricerca in Progettazione Ambientale, si specializza in Italia e all’estero sulle evoluzioni e trasformazioni dell’habitat urbano, dalla sostenibilità tecnica a quella economico sociale. Autrice di numerose pubblicazioni nazionali e internazionali, collabora con Maggioli Editore e Edizioni Accademiche per i quali scrive due testi, acquisisce esperienza nelle opere pubbliche al Dipartimento Infrastrutture di Roma Capitale ed è consulente tecnico nello staff dell’Assessore Andrea Tobia Zevi nell’ambito della gestione del patrimonio architettonico urbano e delle politiche abitative.









Editing fotografico a cura di Alessandro Lisci – Target Lab Ets
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Target Lab Ets è stata presentata il 6 dicembre 2021 al pubblico e alla stampa presso la sala Walter Tobagi della FNSI, Federazione Nazionale della Stampa Italiana, sede nazionale di Roma, con Paolo Conti del Corriere della Sera; Vittorio Morelli dell’Agi; Marco Geppetti e Andrea Denzi della Marcello Geppetti Media Company srl.
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