Ritorno a Corviale: il palazzo dei destini incrociati…di Fabiana Cambiaso – Target Lab Ets

“La bellezza esiste e la periferia è il luogo dove cercarla” Aldo Feroce

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Il palazzo dei destini incrociati, mostra fotografica di Aldo Feroce . Riproduzioni di Fabiana Cambiaso - Target Lab Ets

Ritorno a Corviale: il palazzo dei destini incrociati

Bisognerebbe togliersi i panni del pregiudizio, poter entrare dentro e guardare la gente negli occhi e lì troveremmo tanto bel colore”

La bellezza esiste e la periferia è il luogo dove cercarla” Aldo Feroce

« In occasione di Open House Roma 2022, le Industrie Fluviali ospitano la mostra fotografica Il Palazzo dei Destini Incrociati per l’intero weekend  21-22 maggio»

Il palazzo dei destini incrociati”, mostra fotografica di Aldo Feroce, si è svolta dal 9 aprile al 12 maggio al WSP Photography di Roma proprio pochi giorni dopo la presentazione da parte di Nicola Zingaretti, insieme alla dirigenza dell’Ater e all’Università Roma Tre, dell’avvio del progetto di ristrutturazione del quartiere. “Corviale cambia” ha annunciato il presidente della Regione Lazio. “Dopo anni di attesa, parte il più grande piano di rigenerazione urbana per migliorare la vita delle persone: 103 nuovi appartamenti nel quarto piano e oltre 10 milioni di euro per la riqualificazione di tutto il quartiere”.

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Il palazzo dei destini incrociati, mostra fotografica di Aldo Feroce . Riproduzioni di Fabiana Cambiaso – Target Lab Ets

Elegante, studiata, ricercata come ricercate sono le storie che racconta. La fotografia di Aldo Feroce ha una propria vena narrativa, un percorso che passa attraverso le persone che fotografa, rappresentando il lato umano dei più deboli, degli “invisibili” di cui spesso ci si dimentica o si parla in modo stereotipato. Corviale è uno dei suoi progetti più pubblicati, il luogo dove Aldo Feroce è nato e vive ma è anche un viaggio dentro le periferie che scava a fondo, cercando un’umanità ricca di legami: essere parte del luogo per far conoscere la realtà e sopravvivere alle problematiche entrando in contatto con forme nuove di interazione sociale. L’identità fragile e incerta, in continuo divenire sono le immagini di un processo creativo che esplora le trasformazioni possibili, generando nuova energia. La sua è un’operazione di confine, nutrita di racconti, di microstorie, abitata da esperienze personali e incontri veri. Si svela la realtà in modo nitido, puro, schietto.

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Il palazzo dei destini incrociati, mostra fotografica di Aldo Feroce . Riproduzioni di Fabiana Cambiaso – Target Lab Ets

A Roma si dice che “Corviale ha ammazzato il Ponentino”, leggenda metropolitana che racconta bene la percezione che la città ha avuto del “palazzo-utopia”, di quel chilometro di cemento detto anche “Serpentone”, nato alla fine degli anni ’70 nella periferia ovest della Capitale per fronteggiare la crisi abitativa ma spesso emblema del degrado delle periferie. Il complesso di proprietà dell’Iacp, l’ex Istituto autonomo case popolari del Comune di Roma, nell’intenzione dell’architetto suo ideatore Mario Fiorentino, doveva ispirarsi agli acquedotti romani, stagliandosi in una grande area verde, i 1.450 ettari che uniscono la valle dei Casali con la tenuta dei Massimi. L’idea di Fiorentino, che cominciò la sua progettazione nel 1972, era da un lato evitare il consumo di suolo, dall’altro il quartiere dormitorio. Proprio quello che era successo durante tutti gli anni Sessanta, quelli del boom economico e delle “mani sulla città”. Per questo Corviale conteneva al suo interno, oltre le case, servizi e negozi. Ma se i primi appartamenti furono consegnati nel 1982, dieci anni dopo, il progetto e con esso l’utopia razionalista di Fiorentino, non venne mai completato. Già negli anni ’80 il quarto piano, destinato ai negozi e ai servizi, venne occupato abusivamente. “Il boulevard mancato”, come gli abitanti chiamano questo piano, nei primi anni fu interamente trasformato, spezzettato e infine chiuso da pesanti porte in ferro.

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Il palazzo dei destini incrociati, mostra fotografica di Aldo Feroce . Riproduzioni di Fabiana Cambiaso – Target Lab Ets

Proprio dal non finito, dal vulnus del quarto piano, è partito il cantiere di rigenerazione urbana, quasi a riparare una ferita con l’idea del “chilometro verde” dell’architetto Guendalina Salimei. «Volevo mettere in campo una metafora che fa pensare a sostenibilità, rigenerazione e natura», spiega Salimei. Il piano sarà caratterizzato dal colore verde, visibile dalle parti che fuoriescono del solaio. Verrà poi rivestito da una fascia di metallo traforato dello stesso colore, in modo da aumentare il benessere all’interno degli alloggi, schermandoli dalle radiazioni solari nei mesi estivi e creando uno spazio filtro nei mesi invernali. Guendalina Salimei ha quindi disegnato 110 appartamenti di diverse dimensioni, intervallati da spazi comuni: anche qui ci sarà la griglia che potrà essere usata per inserire piante e creare una sorta di giardino comune. Ma il “chilometro verde” è solo un tassello di una riqualificazione più ampia. Infatti l’Ater nel 2015 ha lanciato un secondo concorso internazionale, “Rigenerare Corviale”, promosso e finanziato dalla Regione Lazio e vinto dall’architetto Laura Peretti. Il progetto ha il suo fulcro in una piazza che passa sotto l’edificio e si spalanca su un pezzo di agro romano con il preciso intento di trasformare il complesso da muro invalicabile a luogo di passaggio fra città e campagna. Il limite della struttura originaria era nella totale mancanza di spazi comuni e di riconoscibilità del complesso. «È un’architettura caratterizzata da serialità: è tutta uguale e pecca di una certa rigidità». Lo sanno bene gli abitanti che per ritrovare i propri appartamenti hanno dovuto fare segni sui muri. Si moltiplicheranno quindi gli ingressi all’edificio: ora sono solo 5 e impongono agli abitanti lunghi percorsi, diventeranno 27, ognuno con il suo atrio, puntando a rivitalizzare l’area e incoraggiare gli abitanti a riappropriarsi degli spazi pubblici, anche attraverso processi di partecipazione.

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Il palazzo dei destini incrociati, mostra fotografica di Aldo Feroce . Riproduzioni di Fabiana Cambiaso – Target Lab Ets

E’ così il ritorno a Corviale.

Quell’idea razionale quasi metafisica di trasformare in forme geometriche di nudo cemento il diritto dell’abitare. L’equità di un discorso politico e sociale diviene scelta progettuale che doveva dar forma alle lotte sociali, dal costruito informale e spontaneo di necessità. Ma le ragioni di quella lotta, la solidarietà estesa a tutti gli strati marginali della Roma delle baracche e dopo, delle occupazioni, diviene troppo spesso luogo della negazione, strutture impenetrabili che sembrano nascondere l’umano. L’umano fatto di storie, persone, parole, non c’è ed è negato irrimediabilmente.

Aldo Feroce finalmente rompe quei muri e ci fa entrare nelle case, nelle botteghe, nel mondo degli oggetti appesi alle pareti, degli anziani rimasti soli, degli sguardi indagatori. Ed il silenzio di quelle strutture allora si colora di vita ed ogni persona se ne sente la protagonista. Il fotografo penetra quelle barriere e dimostra che le culture dell’uomo non si riusciranno mai ad isolare e malgrado i muri, le culture viaggiano, si mescolano, si scontrano, si incontrano e si parlano riuscendo a narrarle ed allora sì, questa Corviale è Roma, è luogo, è città.

© Fabiana Cambiaso – Target Lab Ets

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Ritorno a Corviale: il palazzo dei destini incrociati…di Fabiana Cambiaso – Target Lab Ets ultima modifica: 2022-05-20T20:37:20+02:00 da Target Lab Ets