
Un vera sorpresa la sfilata di Sabrina Persechino che a Roma ha aperto il calendario delle sfilate dell’edizione estiva di AltaRoma AltaModa al, Palazzo delle Esposizioni, accanto alla mostra “L’altro sguardo. Fotografe italiane 1965-2018” composta di opere fotografiche, provenienti dalla Collezione Donata Pizzi, realizzate da autrici appartenenti a generazioni ed ambiti espressivi diversi e interpreti del panorama fotografico italiano dalla metà degli anni Sessanta a oggi.
E’ in questo contesto che è stata presentata da Sabrina Persechino –OPTICAL, la collezione pret a couture Autunno-Inverno 2018-2019, frutto dell’analisi di opere contemporanee che vengono definite “cutting architecture” -tra cui ricordiamo il Next Gene 20 Project, o il Masterplan di Beirut- senza mai tralasciare un riferimento all’architettura classica con il richiamo alle decorazioni vettoriali dei fregi ellenici. Volumi architettonici laserati, sapientemente fessurati, che lasciano intravedere e percepire gli spazi interni senza mai rivelarli appieno. I prospetti diventano vere e proprie texture ottiche, in cui la sequenza oppure la regolarità che si osserva nello spazio descrive un disegno, un modello, uno schema più o meno ricorrente, una struttura ripetitiva, in sintesi: un pattern geometrico. La ripetizione geometrica del motivo grafico sulla superficie tessile, che emula lo schema di un progetto architettonico, di una maglia strutturale, di una rete metallica elettrosaldata o stirata proprie della pratica cantieristica.
Le moderne tecniche del laser, le linee pulite proprie dell’architettura in una interpretazione contemporanea della tradizione classica. I pizzi e i merletti sono rivisitati e resi modernissimi grazie all’ausilio dei programmi di grafica vettoriale e delle incisioni al laser.
Si potrebbe parlare di optical art, un’arte astratta, essenzialmente grafica, basata su una rigorosa definizione del metodo operativo che in movimento provoca illusioni ottiche. Attraverso linee collocate in griglie modulari e strutturali diverse si creano effetti che inducono uno stato di instabilità percettiva stimolando il coinvolgimento dell’osservatore. Questa espressione artistica, che si sviluppa negli anni ’70, riprende ancora una volta la ricerca del Bauhaus, di De Stijl, quella concretezza e quella cinetica del Futurismo, dando risalto ai puri valori visivi.
Outfit rigorosamente lineari e geometrici, come sempre di forte impronta architettonica, ma di estrema eleganza e sensualità, tra cui immancabili i capispalla e le tute, oltre che abiti da cocktail e da grande soirée.