
“Festival delle Spose” di Stefano Stano – Italia
“Festival delle Spose” è il racconto fotografico selezionato da Fabiana Cambiaso, Architetta del comitato scientifico di Target Lab Ets, per la sezione racconti della 1a edizione del Premio PrintFocus (2023) dal titolo “Explorer. Viaggio attraverso il Mondo “. La premiazione e’ avvenuta il 25 ottobre 2023 presso la libreria Libraccio di via Nazionale 254-256 Roma, sponsor ufficiale della manifestazione. Il racconto è stato realizzato a Imilchil, Marocco
Il premio è stato consegnato all’autore del racconto dal Presidente di Target Lab Ets, Alessandro Lisci .
Esplorare la città attraverso il rito.
A Ersilia, per stabilire i rapporti che reggono la vita della città.
Come la città calviniana di Ersilia, i luoghi sono una trama intessuta di rapporti.
Il nostro abitare è definito da rituali che guidano le nostre azioni nello spazio. Riti collettivi che veicolano un ruolo sociale dello spazio e ne motivano le caratteristiche funzionali e di rappresentatività, e riti personali che ognuno di noi compie, in una interazione col sistema degli oggetti che danno senso alle cerimonie e ne codificano i gesti.
“I rituali urbani strutturano la quotidianità e disciplinano gli eventi sociali degli abitanti. Permettono di appropriarsi degli spazi e costruire l’identità degli individui. Abitare uno spazio significa “attribuire significati, connotarlo di senso, farne oggetto di relazione personale” (Agnoli, 2015). In un divenire flessibile e nomade, “ognuno costruisce un proprio paesaggio, interpreta lo spazio e usa gli oggetti” (Giunta, 2008) identificando il proprio rapporto personale con l’ambiente. Sono scansioni del ritmo quotidiano definite da una successione di gesti, quasi una recitazione, che comporta una scena (l’ambiente nel quale il rituale si svolge) e una cadenza; una ripetitività nel tempo degli stessi gesti. Riti personali e riti collettivi si intersecano fino a divenire essi stessi cornice della scena.
E’ così che la città di Imilchil si identifica e si fa conoscere. Presenziare al “Moussem”, il Festival delle spose, è occasione di riunione da parti lontane; è occasione di adornarsi con trucco, gioielli e monili per manifestare e onorare la propria bellezza; è occasione di musica e danza espressioni del folklore locale; è occasione di incontro. Le stoffe sono preziose, gli abiti e i visi sono colori. Ci sono i cavalli, espressione di forza e prestigio nell’arte figurativa.
Dalla lettura dei rituali esploriamo e conosciamo la città nelle sue identità culturali e forme spaziali architettoniche. Si pensi alle architetture legate ai riti religiosi o ai luoghi e alle architetture deputate ai riti civili o pagani. La piazza del Campo di Siena è forse l’esempio più conosciuto di spazio la cui definizione deriva dalla celebrazione di un rito collettivo. Conoscere Siena attraverso il rito del Palio, Pamplona attraverso la corsa dei tori, Ivrea attraverso la battaglia delle arance, Arezzo per la giostra del saracino. Sanremo non sarebbe la stessa senza il Festival della canzone. Gli spazi urbani sono scene dei nostri rituali; così come i rituali divengono spezi di rappresentazione sociale.
Lo spazio pubblico costituisce il naturale prolungamento della vita che si svolge e come essa veicola rituali singoli e collettivi. Le città guardano il susseguirsi di rituali personali che ogni generazione in ogni cultura compie; l’innamoramento, la passeggiata, l’ingresso e l’uscita dalle scuole, l’attesa, l’incontro, il gioco. E accanto ai riti personali vi sono poi i riti collettivi, le cerimonie, che coinvolgono le persone e le legano all’identità degli spazi. Sono tali pratiche rituali che strutturano la vita sociale e la città stessa, costruiscono i processi di socializzazione e definiscono il nostro rapporto con lo spazio pubblico. “È questa la ragione di fondo per cui nello sviluppo di una città e di una cultura sono sempre stati importanti gli spazi pubblici: i luoghi nei quali stare insieme, commerciare, celebrare insieme i riti religiosi, svolgere attività comuni e utilizzare servizi comuni. […] Nelle piazze i membri delle singole famiglie diventavano cittadini, membri di una comunità. Lì celebravano i loro riti religiosi, si incontravano e scambiavano informazioni e sentimenti, cercavano e offrivano lavoro, accorrevano quando c’era un evento importante per la città.” (Salzano, 2009).
Il filosofo francese Henri Lefebvre, parla di spazi di rappresentazione in cui la società si rappresenta attraverso le immagini, i simboli, i riti, i totem. “Lo spazio di rappresentazione si vive, si parla, ha un nocciolo o un centro affettivo. Contiene luoghi della passione e dell’azione, contiene scene di vita”.
Fabiana Cambiaso – Architetta
Nota biografica di Stefano Stano
Stefano Stano, nato a Santeramo in Colle (Ba) il 03/02/1970. Laureato in Antropologia, presso La Sapienza, in Roma.
Ho iniziato a viaggiare dall’età di 10 anni.. ad oggi, ho visitato oltre i 100 paesi, conosco i 5 continenti, ho visto le 7 meraviglie del mondo attuale etc.
Mi definisco un Esploratore..Antropologo/documentarista
PrintFocus, Programma Internazionale di Fotografia e Cultura Sincretica
Il progetto indipendente PrintFocus (Programma Internazionale di Fotografia e Cultura Sincretica) PrintFocus – Programma Internazionale di Fotografia e Cultura Sincretica è un progetto indipendente, concepit0 e sviluppato da Target Lab Ets, Laboratorio Sperimentale di Fotografia e Comunicazione Ente Terzo Settore fondato dal fotoreporter freelance Alessandro Lisci . Target Lab Ets è ststa presentata al pubblico e alla stampa il 6 dicembre 2021 presso la FNSI sala Walter Tobagi con Paolo Conti del Corriere della Sera; Vittorio Morelli, agenzia AGI, Marco Geppetti e Andrea Denzi della Marcello Geppetti Media Company srl.
Le finalità del progetto PrintFocus vertono ad incentivare, produrre e promuovere la fotografia di approfondimento, la critica e la ricerca fotografica, nuovi linguaggi di etero e auto rappresentazione in ambito internazionale. In tal senso assume particolare importanza lo sviluppo e la promozione del reportage sociale, la valorizzazione degli archivi pubblici e privati, l’integrazione e l’inclusione sociale.
Le quattro direttrici principali d’intervento sono: documentazione e divulgazione del patrimonio immateriale dell’umanità; impulso al reportage sociale per far emergere istanze sociali, usi, costumi e consuetudini dei popoli; sviluppo, divulgazione e promozione della ricerca fotografica personale e dei talenti emergenti; sviluppo di un mercato della fotografia equo e solidale. Queste quattro direttrici d’intervento tendono a realizzare un quadro sinergico d’incontro tra le culture e i popoli.
Il programma, dal punto di vista logistico, si realizza quindi con: realizzazione di mostre e pubblicazioni fotografiche, festival, concorsi e premi fotografici, borse di studio e progetti di cooperazione in ambito culturale.
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