Un gioiello della letteratura ungherese tradotto in italiano: Gyula Krúdy all’Accademia d’Ungheria in Roma

Presentazione del volume:  La bella vita di Rezeda Kázmér

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A sinistra Katalin Mellace, a destra Aurelia Bianchi

Grande successo di pubblico ieri, giovedì 23 gennaio, a Palazzo Falconieri, dove si è svolta la presentazione del volume “La bella vita di Rezeda Kázmér” di Gyula Krúdy, autore ungherese tradotto in italiano dalla dott.ssa Aurelia Bianchi ed edito da Vocifuoriscena edizioni.

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Foto di Klára Várhelyi, a sinistra Katalin Mellace, a destra Aurelia Bianchi

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

L’evento ha visto la partecipazione della dott.ssa Krisztina Lantos, direttrice dell’Accademia d’Ungheria, che ha salutato il pubblico presente ricordando la Giornata della Cultura Ungherese del giorno precedente e i numerosi eventi organizzati dall’istituto, e della dott.ssa Katalin Mellace che ha introdotto il romanzo, facendo un excursus sulla vita dell’autore e sul periodo storico in cui ha vissuto.

 

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Foto di Klára Várhelyi, a sinistra Krisztina Lantos, a destra Aurelia Bianchi

Ha preso poi la parola Aurelia Bianchi che, leggendo l’incipit del romanzo, ha portato immediatamente il pubblico nella Budapest dell’immediato anteguerra: è la notte di san Silvestro, siamo all’Hotel Király. Qui, si viene catapultati negli ultimi anni della Belle Époque, tra oche ripiene e carpe con le noci, e ci si immerge nella vita sociale di una ricca e colta classe borghese. Si passa poi alla “vita da casinò”, dove il protagonista è in compagnia di intellettuali bohémiennes accaniti frequentatori dei caffè e dei locali della capitale.

Rezeda Kázmér, è l’alter ego dell’autore: molti dei fatti narrati, infatti, sono realmente accaduti nella vita da bohémien dello stesso Krúdy. Si tratta di un romanzo autobiografico, in cui – ci dice la traduttrice – avviene l’incontro surreale tra il giovane Krúdy/Rezeda e il vecchio Krudy, il “gentiluomo malato”: qui Aurelia Bianchi ci parla dei sogni, del mondo onirico dell’autore, un aspetto molto interessante e importante per comprendere l’autore che, tra l’altro, è autore di Álmoskönyv, il libro dei sogni.

Ma La bella vita di Rezeda Kázmér è anche – afferma Aurelia Bianchi – il romanzo di Budapest: i caffè, i teatri, gli hotel, le terme, le redazioni dei giornali della città diventano “palcoscenici per l’azione narrativa”. Krúdy ripercorre strade e vicoli di Budapest, entra nei locali che furono la sua casa, traccia una topografia della città. Tutti i luoghi citati nel romanzo sono riprodotti nella cartina interattiva di Budapest – corredati da foto d’epoca – che è possibile visualizzare attraverso un QR code inserito in fondo al libro. Provare per credere!

Un’attenzione particolare è stata data alla cura e alla revisione editoriale. Il volume è corredato da note a piè di pagina utili per entrare nel mondo della storia e della cultura ungherese: scoprirete per esempio che il ködmön è una giacchetta di pelle e lana di pecora, o che la kocsma è una tipica osteria in cui si comprano vino e alcolici e si possono consumare cibi propri usando le proprie posate.

La bella vita di Rezeda Kázmér” di Gyula Krúdy è davvero un gioiello della letteratura ungherese, finalmente anche in italiano.

La serata si è conclusa con lo straordinario concerto di Ilona Bálint (viola, violino), Marta Mastrullo (viola), Noah Spalvieri (violino), András Moldoványi (pianoforte).

Gyula Krúdy
(Nyíregyháza, 1878 – Budapest, 1933)

si dedica, fin da giovanissimo, alla scrittura di novelle e articoli per i quotidiani. Nel 1896 si trasferisce a Budapest, dove la sua vena di scrittore e pubblicista prende impulso grazie anche al vivace e stimolante clima culturale che si respira in quegli anni nella capitale, in occasione delle celebrazioni per il Millennium. Nei suoi racconti, Krúdy descrive l’Ungheria più autentica, radicata negli antichi valori e nelle tradizioni, con i suoi sapori, i suoi profumi, le sue passioni. I suoi personaggi vivono in una dimensione dove spazio e tempo non sono sempre cronologicamente definiti e dove i ricordi, i sogni, le visioni creano suggestioni delineate da una prosa di ampio lirismo e modernità.

La sua vasta produzione letteraria (romanzi, novelle, articoli, opere teatrali…), che consentì a Krúdy un tenore di vita talmente spregiudicato e sregolato da condurlo a un grave stato di prostrazione fisica e quindi di indigenza. Dopo gli anni dei successi editoriali, venne quasi dimenticato dal pubblico anche se continuò a essere amato e apprezzato dai colleghi scrittori e dagli intellettuali. Morì oppresso dai debiti e dalla malattia nel 1933. Ma pochi anni dopo, il suo grande estimatore di Márai Sándor riaccese le luci sull’opera e sulla figura di Krúdy grazie al romanzo Szindbád hazamegy Sinbād torna a casa”, 1940), restituendogli il posto che gli spettava tra i grandi scrittori ungheresi.

In lingua italiana, di Krúdy, si possono leggere le seguenti opere:

A vörös postakocsi (1913) → La carrozza cremisi (Torino 1983);
Napraforgó (1918) → Girasole (Milano 2009);
Asszonyságok díja (1920) → Il giorno delle donne (Roma 2010);
Aranykézutcai szép napok (1916) → Via della mano d’oro (Torino 1982).

Le seguenti pubblicazioni propongono in traduzione italiana parte dell’ampia produzione novellistica dell’autore:

Sindbad. Treni, slitte e tappeti volanti (Torino 1993);
Le avventure di Sinbad (Roma 2012);
Dittico Ungherese (Manziana 2021).

Sulla traduttrice Aurelia Bianchi,

nata a Roma nel 1958, si laurea in Medicina e Chirurgia nel 1983 e successivamente si specializza in Pediatria e in Neonatologia, svolgendo la sua attività professionale presso reparti pediatrici e neonatologici di strutture ospedaliere pubbliche di Roma e provincia. Da alcuni anni si dedica allo studio della lingua ungherese sotto la guida della professoressa Katalin Mellace presso l’Accademia d’Ungheria in Roma e fa parte di un piccolo gruppo di traduttori di autori e autrici ungheresi del primo Novecento, con cui ha pubblicato il volume Dittico Ungherese. Novelle di Margit Kaffka e Gyula Krúdy (Manziana, 2021). Per Vocifuoriscena ha tradotto due romanzi di Krúdy Gyula, Il fantasma di Podolin e La bella vita di Rezeda Kázmér.

Copyright Francesca Ciccariello

Un gioiello della letteratura ungherese tradotto in italiano: Gyula Krúdy all’Accademia d’Ungheria in Roma ultima modifica: 2025-01-24T19:49:57+01:00 da Alessandro Lisci