
“La foto del giorno” di venerdì 23 maggio 2025 dal titolo “Libero Pensiero“ è di Gloria Santoro, commento di Pietro Coppa. Rubrica a cura di Alessandro Lisci. Invia la tua foto del giorno al whats app 3316379346 o alla mail alessandrolisci@yahoo.it.
Il commento
Se ogni fotografia interessante è anche la sintesi tra ciò che il fotografo vede, per caso o per ricerca, e quello che ha dentro la testa, l’immagine su cui sono chiamato ad esprimere un’opinione non fa eccezione, anche se commentare una foto scattata con il telefonino ha sollevato in me qualche perplessità.
Non è un pregiudizio puristico contro il mezzo, anche se mediamente le foto da smartphone mi sembrano un po’ più piatte e con una certa scarsità di dettagli rispetto a quelle riprese con una fotocamera, ma basta saperlo e utilizzare in modo creativo questi limiti, e d’altra parte va anche detto che non è la macchina a fare la fotografia ma il fotografo, altrimenti non si capirebbe come con strumenti infinitamente meno versatili di quelli che abbiamo a disposizione oggi i grandi maestri del passato abbiano creato immagini che hanno fatto la storia di quest’arte.
Semmai è proprio la facilità d’uso, l’avere un mezzo di ripresa sempre in tasca, che mi fa riflettere su come la praticità e l’economicità, nel favorire una certa mancanza d’intenzionalità e di riflessione, non sempre siano sinonimo di buon uso: l’infinito proliferare di immagini dozzinali, viste e straviste, su tutti i media non mi pare un segno di buona salute.
Comunque, a conclusione di questa digressione, purché se ne usino limiti e potenzialità in modo creativo, ovviamente nihil obstat all’uso del telefonino. E questo mi sembra il metodo che ha presieduto alla composizione della suggestiva immagine di cui si parla qui: la fotografia è stringata e sintetica, e mi sembra che nel comporla siano state coscientemente utilizzate le caratteristiche del mezzo cui accennavo prima.
I tre elementi che compongono l’immagine, quattro se ci mettiamo anche il cielo, sono presentati ambiguamente sullo stesso piano, utilizzando in modo efficace proprio la scarsa tridimensionalità dello smartphone, in modo da creare un legame tra di essi, anche con l’uso delle tonalità del colore: una statua, cupa e severa, eretta dopo il 1870 in senso anticlericale nello stesso luogo dove quasi quattro secoli prima era stato arso sul rogo Giordano Bruno, un gabbiano in volo che non è chiaro se stia planando o si stia alzando, e delle nuvole che potrebbero costituire la scia del passaggio dell’uccello o la minaccia di pericolo incipiente.
La forza poetica di questa fotografia sta proprio nel lasciare indefinito il senso del rapporto tra gli elementi che la compongono; se il titolo tende ad indirizzarci in una certa direzione, un po’ ovvia, l’immagine, nel lasciare ambiguamente aperto lo spiraglio a molteplici interpretazioni, si arricchisce di tante possibili letture quanti sono quelli che la guardano, e questo è il suo senso più profondo.
E paradossalmente anche il senso più profondo del titolo stesso, ad un esame meno superficiale: pensiero libero di vagare e divagare senza percorsi precostituiti.
© 2025 Pietro Coppa

Pietro Coppa nota bio
Pietro Coppa nasce a Roma nel 1955. Fin dall’inizio degli anni ‘70 dello scorso secolo inizia ad appassionarsi alla fotografia, con qualche pubblicazione su giornali e riviste dell’epoca.
Pur non avendo trasformato in seguito questa passione in una attività professionale, continua comunque ad occuparsi di fotografia a livello amatoriale nei decenni successivi.
Nel periodo attuale, con più tempo a disposizione, ha intensificato l’impegno in questo settore dedicandosi sia alla produzione di immagini analogiche che alla produzione di foto digitali.
Ha al suo attivo pubblicazioni recenti sia su riviste digitali (Private Photo Review, Artdoc) che su media cartacei (Mind).
Da marzo 2025 è iscritto a Target Lab Ets – Laboratorio Sperimentale di Fotografia e Comunicazione
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Editing fotografico a cura di Alessandro Lisci – Target Lab Ets
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