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Si è svolto a Roma, al Palazzo dei Congressi ( Nuvola dell’Eur) il G20, vertice dei paesi responsabili dei due terzi del commercio e dell’80% del PIL mondiale, emettendo il 75% delle emissioni totali di CO2.
Il Summit ha avuto in agenda tre importanti decisioni e linee programmatiche da sancire sulla carta: arrivare a vaccinare il 70% della popolazione mondiale superando le barriere politico economiche che impediscono di vaccinare le popolazioni dei paesi poveri o in via di sviluppo o di quei paesi , come Cuba ad esempio, che soffrono per le barriere economiche loro imposte, impedendo l’arrivo di elettromedicali e presidi sanitari prodotti all’estero; trovare l’intesa sulla minum tax imposta alle multinazionali High Tech e trovare un accordo sul clima per ridurre le emissioni.
Accordo che sarà quasi certamente compromesso dalle richieste dei paesi asiatici in forte ascesa economica ma che sostengono la propria economia sullo sfruttamento delle risorse fossili, impiegando altresì motori a basso rendimento iper inquinanti, con una struttura industriale di sintesi che disattende i principali criteri di rispetto per l’ambiente, la natura e l’uomo.
Il summit si è svolto con un dispiegamento di forze eccezionali, che hanno visto almeno 1500 vigili urbani a dirigere la viabilità intorno alla zona rossa, presidiata invece da ingenti forze di polizia e dell’antiterrorismo, data la partecipazione dei capi di stato dei più importanti paesi industrializzati del pianeta.
Il traffico a ridosso della zona rossa e della zona cuscinetto, molto ampia, è stato caratterizzato da importanti deviazioni e blocchi mettendo a dura prova la pazienza dei romani, che presi dai loro impegni quotidiani stanno vivendi con disagio questi tre giorni di incontri e riunioni dei vertici che governano le economie, le risorse e lo sviluppo globali. Per altro sappiamo, a seguito di varie anticipazioni rese dalle agenzie, che non tutti gli accordi presi hanno soddisfatto le attese.
Mentre stiamo scrivendo, doemenica 31 ottobre ore 21.30, ancora si odono incessantemente sirene ed elicotteri che sorvolano la No Fly Zone istituita per proteggere il vertice.
Ma il summit si è contraddistinto per le diverse manifestazioni di protesta, tra cui quella dei sindacati di base, delle associazioni e di alcuni partiti. Si stima che circa 10.000 persone vi abbiano preso parte partendo da Piazzale Ostiense per poi terminare alla Bocca della Verità attraversando via Marmorata e il Lungotevere Aventino. La Questura ha comunque fissato il numero dei partecipanti a 5.000 unità.
Le rivendicazioni di questa tranche di manifestanti sono state diverse, per altro condivise dai tantissimi giovani presenti che, organizzati dietro le varie sigle, si sono detti seriamente preoccupati al proprio futuro prossimo.
Infatti gli sloogan scanditi nei cori e negli interventi al termine della manifestazione hanno posto la massima attenzione sul diritto al benessere inteso anche come rispetto dei diritti umani; equità; giustizia economica, sociale e ambientale; diritto al lavoro, all’istruzione e al superamento di tutte le diseguaglianze tra i popoli; offrendo così una visione più allargata del problema ambiente, economia e salute trattato durante il Summit G20.
Significativa sotto questo punto di vista è stata la presenza delle delegazioni dei lavoratori della Gkn e Ilva, e di alcune delegazioni di rifugiati politici provenienti dall’Iraq, Siria e Sri Lanka.
Era presente, durante il corteo, anche Bassam Saleh, giornalista free lance ed attivista per i diritti e la libertà dei popoli ma anche cofondatore di associazioni e comitati di solidarietà con il popolo palestinese.
Presente, ma in modo esiguo, il movimento Friday for Future Italia
Di seguito e per dovizia di particolari riportiamo cosa sia tale movimento:
“Siamo parte di un movimento internazionale formato da persone unite da una richiesta: chiediamo un maggiore impegno nella lotta contro i cambiamenti climatici e dunque azioni concrete da parte dei governi verso una rapida transizione ecologica. Secondo gli scienziati, abbiamo meno di 7 anni per agire e quantomeno mitigare la crisi in atto. È in gioco il nostro futuro, dei nostri figli e nipoti.
Gli Accordi di Parigi (2015) hanno fissato importanti obiettivi per gli anni a venire, ma la classe politica sembra abbia dimenticato di averli sottoscritti. I giovani di tutto il mondo scendono in piazza da mesi ogni venerdì per chiedere ai governi e alle amministrazioni delle singole città innanzitutto di tenere fede agli Accordi stessi e, in secondo luogo, di dare una maggiore importanza al tema dell’ambiente nelle politiche locali.
Il movimento FridaysForFuture fino ad oggi è presente in 200 Paesi del mondo.
In Italia abbiamo più di 100 gruppi locali attivi; il 15 marzo 2019 eravamo più di 470.000 attivisti solo in Italia, stabilendo un primato mondiale che abbiamo ulteriormente ritoccato il 27 settembre 2019 con più di 1.000.000 di persone, uno degli scioperi più partecipati della storia italiana!”
© Alessandro Lisci – Foto di Claudio Polvanesi e Alessandro Lisci – Target Lab Ets