In scena per quattro fine settimana di seguito dal 25 novembre 2016, La moda dei suicidi di Marco Avarello, con Marius Bizău, Vittorio Ciardo, Antonella Civale, Letizia Letza, Marta Nuti, Giuseppe Grisafi, Tiziana Scrocca, Fabio Morici, Marco Zingaro per la regia di Linda Di Pietro.
Ispirato alla storia vera di France Télécom, la Moda dei suicidi, https://www.facebook.com/events/1245589885501367/, è una piece teatrale itinerante in una location non convenzionale ambientata tra il 2008 e il 2010, quando 58 dipendenti della società di telefonia France Telecom si tolsero la vita. Nel mirino della storia l’attività dei manager durante il piano di riorganizzazione.
Il pubblico in questa inusuale piece è introdotto e guidato nei luoghi dove si immagina che i fatti avvennero. Nel percorso, attraverso le storie di alcuni dipendenti, ricostruita la vicenda della privatizzazione del colosso di telefonia francese attuata con un uso spietato e sistematico del mobbing. Nel testo realtà e finzione si confondono e i personaggi si rivelano, nell’intimità di una stanza, ripercorrono il passaggio dalla normalità al momento in cui si frantuma. E a tratti le parole dei personaggi si mescolano con quelle realmente scritte, lasciate sotto una finestra dai dipendenti che si tolsero la vita.
Morire di lavoro è inaccettabile, eppure la follia a quanto pare resta una tentazione forte laddove le leggi del mercato hanno reso il rapporto tra una grande organizzazione e le persone che lavorano al suo interno mostruoso e a tratti addirittura ridicolo. La follia diventa liberazione da un ordine che è profondamente disumano, perchè esige la perdita dell’uomo. La salvezza sembra impossibile da trovare eppure è vicinissima. Lo scontro non voluto tra due personaggi agli estremi produrrà una situazione grottesca e perfino comica, in un continuo ribaltamento di ruoli destinato a condurci verso un finale imprevedibile.
Ad una delle protagoniste femminili de La moda dei suicidi, Letizia Letza, attrice eclettica e sempre impegnata in personaggi fuori dal comune, abbiamo chiesto:
Qual è il suo ruolo nella piécé?
“Il mio ruolo è quello di una centralinista suicida. Una segretaria laureata, le cui mansioni diventano obsolete, sostituita da computer e cellulari; i cui continui trasferimenti di scrivania ma soprattutto di ruoli e mansioni sempre più alienanti, la portano ad esaurire l’entusiasmo con cui comincia ogni nuova avventura sempre più rapidamente. Circondata da colleghi che si tolgono la vita, si aggrappa ai numeri ed ai calcoli come a cercare una ragione che la tenga in vita, nonostante l’assoluta certezza tremenda di essere inutile. Ore ed ore con cuffie e microfono a vendere servizi telefonici, chiusa in un cubicolo, senza parlare con nessuno, a parte i contatti telefonici che le dà l’azienda, la portano a vere e proprie allucinazioni sonore. Ha le orecchie piene di mosche e c’è solo un modo per far smettere le mosche di ronzarle in testa: morire”.
Come si sta preparando a questo spettacolo?
“Mi sto preparando celebrando il più possibile la vita, quando non sono in prova. Quando si affrontano temi così cupi e dolorosi, bisogna nutrirsi di amore e bellezza per non cadervi dentro. Inoltre, tutte queste persone che si sono tolte la vita, in principio erano vitali. Sono state svuotate da un sistema feroce e agghiacciante che tende a renderle sempre più sole e vuote. Il mio compito è entrare in scena vitale e lasciarmi svuotare piano piano dalle circostanze che quotidianamente il mio personaggio vive e subisce, fino ad un epilogo che sembra l’unica via d’uscita. Più sarò vitale, più assurda apparirà la morte per lavoro”.
Antonietta Di Vizia