IL FUTURO DELL’ITALIA PASSA PER IL VOTO. INTERVISTA/INCONTRO CON LORENZA BONACCORSI DEL PD
Tra due giorni si vota e ancora molti italiani non hanno scelto a chi dare la loro preferenza. La campagna elettorale che si conclude è stata tra le più brevi della storia recente, ma anche quella in cui si è toccato il record di promesse, molte delle quali irrealizzabili. Questo può significare due cose non alternative tra loro, che gli italiani sono pronti a bere qualunque fandonia proposta dal politico di turno, e che i politici pur di governare sono pronti a raccontare un sacco di balle. C’è solo un modo per evitare di essere risucchiati nel vortice delle chimere strabilianti e di trasformarsi in un indigeno che scambia il suo oro in cambio di collanine e specchietti, quello di ragionare di fatti, di utilizzare più il cervello che la pancia, di verificare le informazioni che ci arrivano quotidianamente.
La redazione di RomaOggi.eu ha ospitato il deputato uscente e candidata alla Camera nella zona di Roma Nord -che va da ponte Milvio a Cesano, passando per Ottavia, Prima Porta, Settecamini, Castel Giubileo- Lorenza Bonaccorsi. Una vita nella cultura quella della Bonaccorsi, passata dalla comunicazione della nota griffe Valentino all’auditorium Parco della Musica, dall’impegno a fianco dell’attuale premier Gentiloni, quando era responsabile nella seconda giunta Rutelli di importanti deleghe tra cui il Giubileo, fino alle commisioni Cultura e di Vigilanza sulla Rai della legislatura che si è appena conclusa.
“Una volta ci dicevano –spiega Lorenza Bonaccorsi citando Tremonti– che con la cultura non si mangia, dopo cinque anni -numeri alla mano- abbiamo dimostrato che non è così. Boom di turisti e di visitatori nei musei, rilancio di siti esistenti e apertura di nuovi spazi, hanno contribuito allo sviluppo del nostro paese. Se una volta si parlava di Pompei solo per crolli e oggi quel sito fa notizia perché si aprono nuove domus lo si deve all’azione del ministro Franceschini e di tutto il governo“. Lorenza Bonaccorsi non si sottrae alle domande del pubblico di ogni orientamento politico e dei giornalisti intervenuti, elenca uno dopo l’altro i successi di Renzi prima e Gentiloni poi. “Tutti gli indicatori economici sono positivi, ci sono -nonostante la crisi- un milione di posti di lavoro in più, molti di giovani e donne, l’Italia siede in Europa con più autorevolezza di quando, grazie a Berlusconi e i suoi alleati, eravamo visti come un paese a rischio default che minacciava la stabilità dell’intera Europa. Nessuna legislatura ha mai prodotto tante leggi a tutela dei cittadini come questa, dalle unioni civili al dopodi noi, dallo stalking al reddito d’inclusione, dal reato di tortura al biotestamento…“. “Tutto rose e fiori allora?“, domanda qualcuno. “Assolutamente no -ribatte la deputata del Pd- dobbiamo e possiamo fare di più e meglio. Ad esempio, dei nuovi posti di lavoro la metà sono di contratti a termine: abbiamo nel nostro programma interventi che premiano la stabilizzazione e penalizzano i contratti a tempo determinato. Ma solo noi del Pd, con i nostri alleati, possiamo portare a termine l’azione riformatrice iniziata“.
Un’ora di confronto senza sconti, senza tabù, senza facili trionfalismi o sterili invettive. Alla fine anche chi tra il pubblico propende visibilmente per i 5 Stelle, è costretto a una coraggiosa, quanto evidente, presa d’atto: Di Maio parla di istituire un ministero della Meritocrazia e hanno proposto la classe dirigente meno preparata e approssimativa che l’Italia abbia mai visto. Dalla cattiva gestione delle grandi città come Torino e Roma a una lista di ministri che non hanno nemmeno un’ora di esperienza nella pubblica amministrazione, dalle firme falsi ai bonifici taroccati, i 5 Stelle in 5 anni che siedono in Parlamento hanno fallito ogni obiettivo. La parola adesso passa agli italiani che il 5 marzo daranno il loro giudizio inappellabile.