

Grande successo per la piece Il quarto elemento di Andrés Suriano, andata in scena dal 17 al 20 maggio al teatro Tor di Nona.

Molto interessante la storia e davvero importante la scenografia, ricostruito un grande tempio, in un luogo sacro, dove tutto serenamente tace, ed è lì che si percepiscono i primi momenti di inquietudine. Nel silenzio del sonno. E il rito ha inizio: Il repentino risveglio da un incubo che la realtà non è in grado di annientare bensì di accrescere ci introduce Massimo (Gianluca Scuotto), che attraverso la voce della sua coscienza definisce l’amore come “un’illusione da distruggere” tutto mentre Ludovico, il suo compagno, dorme. Ovvero; “sembra che dorme”. Il punto è: “non gli credo”. E così tutto ha inizio, nell’ipocrisia di un camice bianco, di un sorriso che “salva le vite” eh sì. Massimo è un chirurgo. Ad un certo punto il racconto si interrompe con il risveglio di Ludovico (Andrés Suriano), studente in psicologia che insieme alla sua compagna di studi Elena (Ilaria Giambini) tentano inutilmente di finire un capitolo della tesi:” il disturbo narcisistico della personalità” si apre così il capitolo della gelosia (apparentemente infondata) della diffidenza, delle paranoie, dei dubbi inutili. Non si capisce da che parte stia la verità fino all’arrivo di Sergio (Cristiano D’Alterio), recidivo di Ludovico, che in tutti i modi cercherà di ritornare insieme a lui. E’ lì che il nodo inizia a sciogliersi, e le verità nascoste vengono a galla, i tradimenti, le menzogne, la manipolazione, il delirio di onnipotenza, la consapevolezza che la verità è una. Sergio diventa “l’elemento” scatenante di tutto, che Massimo saprà come rendere questa ingombrante presenza un’arma potente a suo favore. Un bisturi che affonda sui sentimenti. Ad aiutare Massimo nel suo diabolico piano anche la presenza di Esteban (Gabriele Namio) e Roberto (Alessandro Di Giulio) una coppia inconsapevole che il loro amore ormai è solo diventato cenere.

Il quarto elemento è ben diretto da Andrés Suriano e Annalisa Malizia che ha curato anche le luci contribuendo a creare la giusta atmosfera. La storia, scritta con intelligenza, porta ad uno sviluppo narrativo vincente e di grande spessore. Dove niente viene lasciato al caso, creando un intreccio drammaturgico più che convincente con dei personaggi molto ben costruiti. Molto forte la simbologia che Suriano utilizza anche a livello scenografico (curata da Amedeo D’Amicis): la finestra sacra, il fondale bianco, il contrasto fra il bianco e il rosso, fra la purezza e la perversione, il limbo nel quale il personaggio di Massimo è bloccato: quella sottile linea che divide il bene dal male, in lotta continua, dove sembra non ci sia un vero vincitore. Se non la morte dell’illusione. L’autodistruzione.
Nella piece ” il quarto elemento ” i dubbi non portano a nulla, le dinamiche sporche, le strategie, le stupide vendette, se non a distruggere quell’illusione dietro la quale, forse, si nasconde il vero amore. Un angelo che, nella lotta fra due demoni (le paure, le insicurezze, la rabbia e così via) muore.

