I MALI STRUTTURALI DELL’ECONOMIA ITALIANA.
Con il terzo debito pubblico piu’ elevato del mondo occidentale, dopo Giappone e Grecia, gli economisti si interrogano sul perché l’economia italiana non cresca piu’, anzi cresca meno degli altri paesi occidentali.
Il debito pubblico ha raggiunto il 133 % del Pil e non da cenni di miglioramento. Creato negli anni ’80 dai governi del CAF (Craxi, Andreotti e Forlani) per alimentare il voto di scambio con spese folli, nessun governo successivo è piu’ riuscito seriamente a lenirne i nefasti effetti.
Il secondo grande problema strutturale è la demografia. Gli italiani non fanno piu’ figli, forse perché meno ottimisti sul futuro e tendono ad emigrare all’estero piu’ di quanto gli stranieri regolari vogliano venire in Italia, specie tra le giovani generazioni. La demografia negativa rappresenta un macigno sul futuro economico del nostro paese.
La bassa produttività del lavoro è il terzo grande problema. Il prodotto per ora lavorata in Italia è basso. Urge investire in ricerca di base ed applicata al fine di produrre numerosi nuovi brevetti e stimolare l’innovazione di prodotto e di processo delle nostre imprese.
Il quarto problema è rappresentato dalla terribile diminuzione degli investimenti, soprattutto pubblici. Da quando è stato introdotto l’Euro, gli investimenti pubblici sono crollati quasi del 50 %, per facilitare ai governi in carica il rispetto dei parametri di Maastricht e le proprie promesse elettorali.
Ultimo problema: i politici. Non abbiamo piu’ una classe politica seria e preparata, in grado di affrontare i veri problemi del paese, come fu nel dopoguerra.
Le speranze provengono invece dalla moltitudine di piccole e medie imprese che nascono ogni giorno e che spesso si ritagliano posizioni di rilievo nel panorama competitivo mondiale di nicchia e non, nonostante le difficoltà.
Selezioniamo meglio chi ci rappresenta, forse è l’unico modo per migliorare la vita della nostra comunità!
analisi di Andrea Vedovati