DRAGHI COME MONTI ? DIFFICILE…MA SI RISCHIA LA “ PATRIMONIALE “
In novembre scade il mandato di Draghi alla guida della BCE e sono molti a fantasticare che potrebbe essere nominato senatore a vita e magari diventare un importante pedina tecnica per i prossimi governi, proprio come fu per Mario Monti nel 2011.
Il parlamento pero’ è molto diverso da allora, con una maggioranza sovranista – populista che mal si concilia con queste ipotesi.
Il problema è la traiettoria di crescita del debito pubblico italiano che ha raggiunto il 133% del Pil e che non smette di crescere costituendo un problema strutturale grave per il benessere dell’Italia.
Come tutte le aziende indebitate esistono tre strade per risanare la situazione.
La prima è creare un avanzo primario tale da invertire la dinamica di crescita del debito, favorendo un elevato margine differenziale tra le entrate e le uscite dello stato in modo da coprire la spesa per interessi e far diminuire pian piano il debito. Intendiamoci, come fanno tutte le famiglie e le imprese molto indebitate.
La seconda strada è la ristrutturazione delle scadenze del debito, in modo da gestire meglio il fardello del debito.
Ma la via piu’ impopolare è il prelievo forzoso nelle tasche degli italiani tramite una tassa patrimoniale una tantum per portare il debito in un solo colpo dal 133% del PIL al 100 %.
Lo stato italiano è molto indebitato ma la ricchezza delle famiglie italiane è molto ingente. Molti economisti pensano che sia “naturale” fare comunicare i vasi del debito e della ricchezza privata, tramite la tassazione straordinaria “una tantum”.
Purtroppo qualcosa va fatto, ce lo chiedono i mercati finanziari, che comprano il nostro debito sotto forma di titoli di stato.
Ne vedremo delle belle!
analisi di Andrea Vedovati