Target lab presenta: Nessuno è normale…. di Irene Vallerotonda

Memorie e visioni dall'ex manicomio del santa maria della pietà

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Santa Maria della Pietà. Nessuno è normale © Irene Vallerotonda

TARGET lab

LABORATORIO SPERIMENTALE DI FOTOGRAFIA E COMUNICAZIONE

PRESENTA

Torna di attualità, in questi giorni l’ex nosocomio psichiatrico del Santa Maria della Pietà, in quanto venerdì 11 giugno scorso è iniziato il percorso partecipativo con i cittadini e le associazioni attraverso passeggiate di ascolto, incontri tecnici, webinar, infopoint on line, laboratori e questionari per delineare il processo di formazione del progetto urbano della Centralità Santa Maria della Pietà, nel XIV municipio, grazie all’approvazione in Giunta capitolina dello Schema di Assetto Preliminare (SAP). 

Irene Vallerotonda ripercorre con questo reportage la storia dell’ex manicomio, chiuso grazie alla legge Basaglia nel 2000, offrendoci un resoconto rigoroso e puntuale, ma puntando anche il dito contro una concezione della malattia mentale e della sua terapia che ha fatto tante vittime nel tempo, tra cui migliaia di bambini. Adesso il complesso del Santa Maria della Pietà sta cambiando finalmente volto con una nuova destinazione d’uso, aperta al territorio e alla cultura, mentre già da tempo la street art si è espressa liberamente sui muri dei vecchi padiglioni.

Alessandro Lisci

VISTO DA VICINO NESSUNO È NORMALE … testo e foto di © Irene Vallerotonda

Debbono essere custodite e curate nei manicomi le persone affette per qualunque causa da alienazione mentale, quando siano pericolose per sé o per gli altri o riescano di pubblico scandalo e non siano e non possano essere convenientemente custodite e curate fuorché nei manicomi”.

Così si esprimeva la cosiddetta Legge Giolitti del 1904 affrontando il problema del ricovero nei manicomi degli alienati di mente; non erano previsti limiti di età, infatti molti bambini verranno ricoverati spesso solo per il semplice fatto di essere orfani. Si può ben immaginare quindi come durante il secolo scorso il manicomio rappresentasse uno snodo importante della rete istituzionale tesa a raccogliere i minori che in mancanza di un adeguato sostegno famigliare dovevano essere nutriti, educati, custoditi, corretti, puniti o curati.

Quando un bambino, spesso ospitato in un brefotrofio o presso uno dei tanti istituti per l’infanzia abbandonata e bisognosa, costituiva un problema a causa delle sue esigenze assistenziali o del disturbo arrecato dal suo comportamento, una delle possibili soluzioni era il ricovero in manicomio. Quando un bambino presentava un deficit mentale, l’allontanamento dalla famiglia ed il ricovero presso un istituto facevano parte dei consigli che anche il pediatra suggeriva ai genitori.

alt tag santa maria della pietàNessuno è normale © Irene Vallerotonda

Un trattato di Pediatria del 1920 conclude con queste osservazioni la descrizione della sindrome di Down: l’allontanamento dei bambini affetti da idiozia mongoloide dalla casa paterna ed il ricovero in istituti per deficienti, dove a seconda delle condizioni dell’ammalato, si può ottenere o meno la guarigione, è, secondo me, da raccomandarsi perché la presenza di questi ammalati in famiglia porta con sé molti inconvenienti, specialmente per gli adulti uno stato di oppressione e di angoscia, per i fratelli sani il pericolo di un certo contagio psichico”.

La storia del reparto pediatrico del Manicomio della Provincia di Roma del S. Maria della Pietà rappresenta un esempio che può contribuire ad una riflessione sul problema del ricovero in manicomio dei minori. Il periodo preso in considerazione è il sessantennio (1913-1974) di attività del reparto pediatrico durante il quale furono ricoverati 3758 bambini con età inferiore ai 15 anni:  lunedì 28 Luglio 1913 Caterina 4 anni, viene ricoverata al nuovo Santa Maria della Pietà con diagnosi di idiozia ed epilessia; morirà per attacco epilettico dopo 828 giorni senza mai essere uscita dall’istituto. Caterina è la prima dei 3758 bambini che fino al 1974 verranno ospitati al Manicomio Provinciale di Roma.

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Nessuno è normale © Irene Vallerotonda

La storia dei 42 anni di ricovero al S. Maria della Pietà di Alberto Paolini, 82 anni, che lui stesso descrive nel suo libro di memorie “Avevo solo le mie tasche”.

Alberto racconta la sua infanzia da orfano, i 42 anni trascorsi in manicomio senza che su di lui sia mai stata emessa una sola diagnosi che giustificasse il ricovero, sino alla lettera scritta ad un assessore romano quando, a 65 anni, gli si prospettò di essere chiuso di nuovo, ma questa volta in un pensionato.

Ero un bambino senza nessuno nel momento in cui Roma si stava organizzando per il Giubileo del 1950. Era un evento importante per la riconciliazione dopo la guerra. E quindi dovevano liberare le strade da bambini orfani, come me, dai mendicanti, dai poveracci che c’erano in giro, che avrebbero fatto fare brutta figura alla capitale. I collegi erano ormai tutti pieni e quindi molti furono messi nei manicomi”.

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Nessuno è normale © Irene Vallerotonda

Affronta anche il problema dell’elettroshock praticato in modo del tutto indiscriminato ad adulti e bambini soprattutto negli anni ‘40.

Nel 1948, racconta, c’era tra gli psichiatri una grande euforia: era stato praticato da poco tempo, ad opera del professor Cerletti, un nuovo metodo di cura per le malattie mentali, basato sull’applicazione di una serie di scariche elettriche in rapida successione, sulla testa del paziente. Si otteneva cosi un effetto simile ad un attacco di epilessia. A questo metodo rivoluzionario era stato dato il nome di elettroshock-terapia. Insomma, tutti i medici erano convinti che si trattasse di una specie di toccasana per ogni forma di disturbo mentale.

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Nessuno è normale © Irene Vallerotonda

Per questo veniva applicato con disinvoltura sulla maggioranza delle persone ricoverate negli ospedali psichiatrici di allora. Erano esclusi solo gli epilettici, che gli attacchi li avevano già per conto loro, le persone anziane e dal cuore in condizioni precarie… in quel periodo, dire “Padiglione VI”, equivaleva a dire “elettroshock”.

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Gomez sulle pareti esterne del Museo della Mente al Santa Maria della Pietà. La loro ispirazione è vicina ai contenuti del museo© Irene Vallerotonda

Facendo seguito alle riforme dell’ordinamento sanitario e, in particolare, del trattamento psichiatrico iniziato dalla legge Basaglia, la struttura perse la sua funzione di manicomio giudiziario e venne gradualmente ridimensionato fino alla chiusura definitiva avvenuta il 14 gennaio 2000.

Ora nel parco dell’ex manicomio si possono ammirare numerosi murales in seguito ad un progetto di street art ideato dallo scrittore Maurizio Mequio e realizzato dagli artisti di Muracci Nostri, ma le mura che ora sono colorate nascondevano atti orribili, urla, sconforto, paure. Ammirando questi murales è palese l’intenzione di far riaffiorare questi ricordi e queste sofferenze ….

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Santa Maria della Pietà. Nessuno è normale © Irene Vallerotonda
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Santa Maria della Pietà. Nessuno è normale © Irene Vallerotonda
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Santa Maria della Pietà. Nessuno è normale © Irene Vallerotonda
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Santa Maria della Pietà. Nessuno è normale © Irene Vallerotonda
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Santa Maria della Pietà. Nessuno è normale © Irene Vallerotonda
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Santa Maria della Pietà. Nessuno è normale © Irene Vallerotonda
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Santa Maria della Pietà. Nessuno è normale © Irene Vallerotonda
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Santa Maria della Pietà. Nessuno è normale © Irene Vallerotonda
Target lab presenta: Nessuno è normale…. di Irene Vallerotonda ultima modifica: 2021-06-17T07:09:10+02:00 da Alessandro Lisci