Viaggi & Fotografia: Art Open Doors. La street art che colora Madeira…di Fabiana Cambiaso

Una galleria d'arte pubblica, aperta, accessibile e visibile a tutti.

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Madeira, Art open Doors © Fabiana Cambiaso

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Art Open Doors: la street art che colora Madeira.

Quando i coloni portoghesi arrivarono a Madeira nel XV secolo, furono colpiti dall’abbondanza di finocchi (in portoghese: funcho) che crescevano selvaggiamente in tutta l’isola e così chiamarono la loro prima colonia: Funchal. Questa suggestiva città ha uno sfondo a forma di ferro di cavallo di montagne verdeggianti ricche di vegetazione subtropicale colorata che si affacciano sull’Oceano Atlantico, ed è stata importante punto di approdo per le navi che andavano verso le Indie e e il Nuovo Mondo, conosciuta per la ricchezza dei suoi mercanti, famosa per il clima salutare, tanto che l’imperatrice Elisabetta di Baviera vi soggiornava per lunghi periodi di cure. Un cuore d’Africa tra colori e musica lusofoni, lussureggiante paradiso ricco di fiori e frutti tropicali, di vigneti e di foreste, fino alla giungla della laurisilva, patrimonio protetto dall’UNESCO. La perla dell’Atlantico, nel bel mezzo dell’oceano a 545 chilometri di distanza dalla costa africana, è in sostanza una sorta di microscopico continente che custodisce paesaggi meravigliosi e del tutto diversi tra loro. Ci sono vette che arrivano a sfiorare i duemila metri e spiagge dorate, aspre scogliere a picco sull’Atlantico e grotte vulcaniche che si addentrano nelle profondità della terra, il caos festoso della capitale e la tranquilla operosità dei villaggi di pescatori.

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Madeira, Art open Doors © Fabiana Cambiaso

Incastonata tra il Mercado dos Lavradores e la Fortaleza de Santiago, la Zona Velha, ‘zona vecchia’ di Funchal, è oggi il quartiere più esuberante e dinamico di Madeira. La stretta e acciottolata Rua de Santa Maria è la strada più antica di Funchal, risalente al 1430. Quando i forti temporali del febbraio 2010 hanno danneggiato gravemente la zona e il centro storico della città, la Municipalità ha lanciato un progetto di rigenerazione urbana “Art Open Doors”, l’Arte delle Porte Aperte, per rivitalizzare questa parte di territorio, e per il quale i residenti sono stati incoraggiati a trasformare le loro porte d’ingresso in opere d’arte. Il progetto è partito “lentamente” data la riluttanza e diffidenza da parte degli abitanti delle strade, la difficoltà nel contattare ciascuno dei proprietari e chiedere i permessi per effettuare gli interventi.

Ma il progetto apre le porte della città di Funchal all’arte e alla cultura.

L’iniziativa è “aperta” a qualsiasi cittadino disposto ad offrire la propria creatività alla città per rilanciare questa zona degradata da lungo tempo, caratterizzata da edifici fatiscenti e abbandonati. L’unica cosa che viene richiesta è il rispetto dell’ambiente e della peculiarità del luogo. Non sono “ingressi virtuali” ma porte di negozi, spazi dimenticati che prendono nuova vita, con lo scopo di sensibilizzare la popolazione, riempiendo le strade di eventi culturali e artistici. È un intervento che non intende omologare, né essere trasgressivo con la vita quotidiana della città, sebbene ogni artista abbia sempre qualcosa di innovativo dalla la norma, ma che fa parte del “risveglio” che ogni opera esercita sul pubblico che la ammira.

Sostenuto dalla Camera di Commercio di Funchal, che ha donato la vernici e materiali, “inizia così il compito di portare nuova vita a questa parte storica di Funchal”, racconta l’ex Segretario del Turismo João Carlos Abreu. ll progetto è stato ispirato da uno simile sviluppato nel 1994 nella città di Valloria nella Riviera italiana. L’idea delle Porte Aperte si basa sul concetto di soglia che si apre all’arte e alla cultura e intende abbracciare aspetti artistici che non siano esclusivamente la pittura, ma anche le arti visive, la scultura, la fotografia e la scrittura. La prima porta è stata dipinta da Mark Milewski nell’aprile 2011, ma sempre più artisti locali si sono iscritti per far parte del progetto e far rivivere l’area porta dopo porta. Il risultato è impressionante. Attualmente ci sono circa 200 porte dipinte in Rua de Santa Maria e nelle strade circostanti, le cui collocazioni e descrizioni sono rappresentate e descritte nel portale che la Municipalità a loro dedicato https://www.arteportasabertas.com/pt.html. Dall’inizio del 2011, le porte di case e attività commerciali si sono trasformate in tele.

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Madeira, Art open Doors © Fabiana Cambiaso

Una vera mostra all’aperto.

Un nuovo mondo di colori che ha occupato uno spazio che rischiava di diventare monocromo.

Teste parlanti di fine secolo all’ingresso della taverna O Ginjinhas, fantasie di sirene e divinità del mare, volti di animali, piccoli spazi in ceramica, figure femminili su sfondi accesi, una ragazza sorpresa con la cassetta della posta, tavole da surf accatastate sulla spiaggia sabbiosa con palme, sagome colorate che cercano di appendersi a un paio di anelli, ritratti eclettici, un volto coperto alla maniera tuareg, poesie dedicate all’isola, abbracci alle fioriere, omaggi ad artisti e letterati e, ripetuta, una breve frase in cui si afferma che Ninguém pode sonhar por ti, Nessuno può sognare al tuo posto.

Tutto questo è a Rua de Santa Maria nella città vecchia.

Il progetto Painted Doors non ha così solo restituito il colore a quest’area urbana. Da allora sono stati aperti molti nuovi ristoranti e molte le gallerie d’arte che hanno fatto della Zona Velha la loro base.

La strada è diventata un’attrazione in sé, piuttosto che solo passaggio ad un’altra destinazione, attirando artisti, curiosi, visitatori e fotografi da tutto il modo.

Una galleria d’arte pubblica, aperta, accessibile e visibile a tutti.

© Fabiana Cambiaso


Redazione ed editing fotografico a cura di Alessandro Lisci

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Madeira, Art open Doors © Fabiana Cambiaso
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Madeira, Art open Doors © Fabiana Cambiaso
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Madeira, Art open Doors © Fabiana Cambiaso
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Madeira, Art open Doors © Fabiana Cambiaso

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Viaggi & Fotografia: Art Open Doors. La street art che colora Madeira…di Fabiana Cambiaso ultima modifica: 2021-08-25T20:08:35+02:00 da Alessandro Lisci