Il punto di incontro. Spazio, Specchio, Fotografia
È un’attenta e gremita platea quella che ha riempito la Sala del Refettorio di Palazzo Venezia; venuta qui ad ascoltare la conferenza di Alessandra Chemollo in questo torrido pomeriggio romano.
Una conferenza che è inserita nella rassegna “Al centro di Roma. Storia, arte, architettura e musica al Vittoriano e Palazzo Venezia”, ideata e curata da Edith Gabrielli, direttrice dell’Istituto VIVE uno degli undici istituti di rilevante interesse di livello generale del Ministero della Cultura dotati di autonomia speciale, ovvero scientifica, finanziaria, contabile e organizzativa.
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Un ascolto reso un poco impegnativo dal forte brusio urbano proveniente dalla trafficata Via del Plebiscito nonché dal non perfetto ambiente acustico della sala che produce un lieve effetto eco. L’attenzione e la voglia di sentire e vedere quello che ha da proporre la relatrice, passa però sopra ogni cosa.
“Il punto di incontro. Spazio, Specchio, Fotografia”, questo il titolo della conferenza che viene presentata da un ricco e appassionato intervento iniziale di Orazio Carpenzano, preside della facoltà di Architettura presso l’Università degli studi di Roma La Sapienza; un intervento volto a presentare Alessandra Chemollo come una professionista inserita nella storia della fotografia e che, facendo a meno di personalismi, produce un lavoro cha fa parte di un processo evolutivo tutt’ora in corso.
Alessandra Chemollo inizia la sua esposizione spaziando su vari temi forti concernenti la fotografia, lo fa citando molti fotografi del passato ma non solo, cita anche il filosofo Carl Gustav Jung, la neuroscienziata Jill Bolte Taylor, lo scrittore George Perec, il fotografo Luigi Ghirri he a sua volta riprende un pensiero di Giordano Bruno secondo il quale “le immagini sono enigmi che si risolvono con il cuore”.
La relazione tra uomo e la scienza, sta alla fotografia come il cervello sta alla vista, assumendo attraverso gli occhi, correlazioni d’esperienza del nostro passato, questo è il pensiero di Alessandra Chemollo che con la sua ricerca nel mondo dell’arte ci invita a riflettere alle ricezioni delle immagini del mondo, in relazione alla nostra vita in essere.
La stessa ci invita a rileggere la sua opera fotografica, insinuando che in ogni fotografia c’è lo stesso fotografo che la esegue, con il suo spirito e la sua anima.
La fotografia porta con sé un “certificato di presenza” di ogni fotografo.
E così si potrebbe dire in quest’era digitale, è tutto impresso nei suoi metadati.
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Alessandra Chemollo è nata a Treviso il 20 agosto 1963 e vive a Venezia. Si è laureata presso l’Università di Architettura IUAV di Venezia nel 1995, con una tesi sulla relazione tra architettura e fotografia. Nella sua trentennale esperienza professionale, spazia dall’architettura storica a quella contemporanea e sviluppa ambizioni teoriche con finalità didattica.
Ha realizzato progetti fotografici a illustrazione di numerosi testi monografici, approfondendo specifiche modalità di lettura dell’opera architettonica a partire da assunti documentari, grazie alla stretta collaborazione con gli storici dell’architettura – a partire dall’esperienza con Manfredo Tafuri.
La riflessione sulla rappresentazione dell’opera architettonica si sviluppa nel suo lavoro professionale e nei progetti autonomamente prodotti, senza soluzione di continuità. Dal 1986 lavora come fotografa. Dal 1991 al 2013 ha lavorato con Fulvio Orsenigo (studio ORCH www.orsenigochemollo.com). Nel 2017 è stata invitata da Fotografia Europea quale relatore del TEDX Reggio Emilia
© 2022 Antonio De Marco e Claudio Polvanesi – Target Lab Ets
Editing fotografico e redazione a cura di Alessandro Lisci – Target Lab Ets
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