Intervista a Matteo Gallucci in mostra con “Testamento” …di Alessandro Lisci

fino al 21 aprile presso la libreria fahreneit 451, piazza campo de fiori

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Cover mostra "Testamento" © Matteo Gallucci

Matteo vedo tanta solitudine in queste scatti che presentano dei frammenti di quotidianità e che sono stati realizzati tra Roma e New York . 

Sicuramente il mio umore ha conferito vita a queste foto, perchè uscire di casa con un umore e osservare poi attraverso la lente ritrovo me stesso;la street poi è un genere fotografico che si fa da soli, perlomeno io lo faccio da solo, in solitudine e con tanto amore verso le persone che stanno vivendo un loro momento. Con la mia fotocamera mi piace capire fino a che punto posso avvicinarmi a loro e condividerne la solitudine, quindi una solitudine condivisa.”

In questo senso tu sei un fotografo che si rifà concettualmente alla corrente umanista.

Sì, infatti una mia grande fonte d’ispirazione è l’opera di Vivian Mayer, Bresson, William Klein, Weegee. Quest’ultimo utilizzava la radio della polizia per arrivare prima dei giornali e trovare mil corpo della vittima, alle volte anche il serial killer, che rimaneva lì sulla scena del crimine.”

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Estratto dalla mostra “Testamento” © Matteo Gallucci

Recentemente con Catia Gabrielli, la titolare della libreria Fahreneit 451 che ospita la tua mostra, ragionavamo proprio dell’approccio che usava William Klein e che del resto era abbastanza comune in Italia negli anni ’60 ’70 tra i fotografi della cronaca nera e rosa ( Dolce vita n.d.r.).

Si. E’ il fotoreporter che attua un un attacco diretto sulla realtà e cerca di anticipare quella che è la cronaca e generando fotogiornalismo, secondo me. Prima che questa realtà venga ritoccata, prima che la stampa possa mettere del suo, lui è li a documentare il fatto vero, la vita vera.”

Questo aspetto di realtà così preminente nel tuo lavoro quando ha iniziato a manifestarsi durante il tuo percorso artistico.

Prendere la fotocamera e uscire di per se può sembrare una cosa scontata. L’aver acquistato da un amico una medio formato, stanco dei megapixel e del digitale, ha cambiato tutto. Di quei tanti scatti in digitale non ce n’era uno che mi piaceva, tutto era cosi immediato e veloce, con l’idea che, tanto, ce ne sarebbe stato uno buono tra i duecento fatti. Invece con 12 fotogrammi in pellicola hai 12 pose per poter raccontare, anche soltanto un pomeriggio passato con la tua macchina fotografica; però ci deve avere un inizio e una fine. Per lo meno per me. Nelle mie dodici pose c’è sempre un autoritratto, un’ombra, ci sono sempre anch’io; perché mi piace a fine giornata tornare, sviluppare e dire: è una giornata dove ci sono anch’io, oltre alle persone che ho visto, ero insieme a loro.”

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Estratto dalla mostra “Testamento” © Matteo Gallucci

In quanto tempo hai realizzato questo progetto esposto oggi qui in libreria.

Dal 2019 -2020 fino al 2024. La selezione ed è di 22 foto provenienti da un archivio molto più vasto, in cui ho preferito concentrarmi su soggetti doppi o singoli. Con Catia infatti avevamo optato per una selezione di street realizzata tra New York e Roma. Il progetto è più articolato, ed essendo molto severo con i miei scatti, molti di questi non hanno ancora visto la luce.”

Hai quindi in prospettiva l’idea di realizzare una mostra più corposa?

Si, l’idea è quella, di puntare ad una galleria. Non per me ma per rappresentare meglio cosa è significato stare per strada e vivere tutto questo.”

La scelta del bianco e nero rispetto al colore da cosa è dipesa.

Da piccolo non riuscivo a leggere lo sfondo colorato delle cose, leggevo bene le scritte in bianco e nero; come se il cervello andasse ad una velocità maggiore con il colore mentre con il bianco e nero andavo più coi miei tempi. Da grande poi, mi son detto provo con il bianco e nero rifacendomi ovviamente ad una poetica voyeuristica, quellal ad esempio di Mayer e Bresson come dicevo prima. Prediligo la pellicola e lo sviluppo in camera oscura con gli acidi e i liquidi del bianco e nero. Mi distrae molto di meno il bianco e nero, mi permette di focalizzarmi di più sui soggetti. Essere con loro. Tante volte sto davanti ad una persona e la guardo dal pozzetto della mia fotocamera, la lascio esprimere, gustando anche la reazione che c’è, ma so che se ci fosse un maglione rosso su uno sfondo verde, ciò mi distrarrebbe molto”

© AlessandroLisci – Target Lab Ets

 

Orari della libreria:

lunedì 16.00-20.00

martedì mercoledì e giovedì 10.00-13.30 16.00-20.00
venerdì e sabato 10.00-13.30 16.00-24.00
domenica 11.00-14.00 16.00-20.00

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Intervista a Matteo Gallucci in mostra con “Testamento” …di Alessandro Lisci ultima modifica: 2024-04-12T10:13:34+02:00 da Target Lab Ets