Ironia e dramma: una contrapposizione o un fil rouge che li lega?

Una lettura interessante per capire l'importanza dell'umorismo nelle situazioni di crisi

L’ironia è una dote, una caratteristica individuale che tuttavia non ha una percezione univoca e, pertanto, non è sempre capita ed apprezzata da tutti. 

A livello semantico è definita come un atteggiamento di bonaria irrisione nei confronti di persone e/o situazioni che in tal modo vanno incontro ad una sarcastica deformazione, ad un’alterazione spesso paradossale, allo scopo di sottolineare la realtà di un fatto mediante l’apparente dissimulazione della sua vera natura o entità.

Tale definizione consente di coglierne immediatamente il fine principale, cioè quello di rivisitare e reinterpretare le situazioni con un atteggiamento di superiore distacco, fino a poter rappresentare una sorta di dissimulazione del proprio pensiero o della verità, affermando il loro contrario o parzialmente nascondendoli.

Già fin qui si capisce perfettamente il significato dell’ironia nelle situazioni di emergenza e crisi, anche drammatiche, cioè quello di un sistema di difesa e di coping (stile di risposta ad eventi stressanti o traumatici) che consente a chi ne è coinvolto di superare più agevolmente il momento tramite una più facile elaborazione, innanzitutto emotiva e poi anche cognitiva, dei significati derivanti dall’ evento critico.

Tutto questo spesso viene erroneamente interpretato, da parte di chi non ha questa “lettura” delle situazioni, come uno spiacevole distacco dalla realtà, una sconveniente derisione di coloro che sono coinvolti in un evento critico e drammatico financo a denotare una insensibile irrispettosità nei confronti di chi ne è stata vittima soccombente. Ma naturalmente è una percezione individuale, basata sui propri sistemi valoriali e percettivi, che non corrisponde al vero intento ironico. 

D’ altronde, tra le varie citazioni ed interpretazioni dell’ironia e dell’umorismo che si sono succedute nel tempo e nella letteratura, risulta in questo senso illuminante quella di Kant che nella “Critica del giudizio” (1970) afferma: “in tutto ciò che eccita un riso vivace, scuotente, ci deve essere qualcosa di contraddittorio… Il riso è un affetto che scaturisce dall’ improvvisa risoluzione in nulla di un’aspettativa tesa”, a significare la centralità della violazione delle regole logiche per produrre uno scoppio di riso.

Anche in ambito strettamente psicologico, già Freud in “Humor” (1928) analizza il concetto e ne tenta una sistemazione dinamico funzionale, secondo la quale l’umorismo comporterebbe un trionfo non solo dell’Io ma anche del principio di piacere, che è abbastanza forte da affermarsi di fronte alle avverse circostanze reali.

Nell’ umorismo si realizzerebbe una condizione speciale, in cui il Super-Io acquista i caratteri della tolleranza e della benevolenza nei confronti dell’Io divenendo rassicuratorio.

Quelli che stiamo vivendo legati all’ emergenza Coronavirus sono momenti inattesi, inaspettati, e per larghissima parte non voluti e nemmeno desiderati, che sono piombati nelle nostre vite in maniera molto rapida e ad evoluzione ancor più rapida e per larga parte imprevedibili, che possono contribuire a mettere a dura prova la “tenuta psichica” di molti di noi perché incidente su due ambiti principali: la minaccia per la propria incolumità, salute e vita e la forte limitazione della libertà personale con confinamento in ambienti e stili di vita forse mai sperimentati prima d’ora.

La combinazione di questi fattori genera inevitabilmente stress, a volte anche molto marcato, che può frequentemente innescare conflitti e malessere, soprattutto in quelle dinamiche relazionali già difficili ancor prima dell’inizio dell’emergenza a causa di rapporti disfunzionali e di questioni irrisolte. 

In questa situazione è fondamentale riuscire a trovare delle modalità di escape, di “fuga” funzionale da tutto ciò che risulta stressante e che determina uno stato di malessere e disagio psicologico. L’ironia sicuramente può rientrare in queste strategie efficaci, a patto che sia messa in atto in maniera consapevole e sempre adeguata alle situazioni ed alle persone, senza mai risultare eccessiva e senza mai arrivare a connotazioni di completo distacco cognitivo dalla situazione reale come strategia disfunzionale per allontanare emozioni e fatti considerati inaffrontabili, non certo utile al benessere psicologico di una persona.

All’ ironia come strumento efficace di resilienza e coping se ne aggiungono utilmente anche altri ad essa direttamente correlabili, quali l’ottimismo ed il pensiero positivo, la forza dell’Io, la capacità di auto-focusing e di controllo personale, l’autostima, nonché i meccanismi di difesa psicologici nelle declinazioni funzionali al superamento dell’impatto derivante dalla situazione critica. 

 

All’ umorismo sono attribuite diverse funzioni importanti (G. Forabosco, “Il settimo senso. Psicologia dell’umorismo”):

  • intellettive: basandosi su una particolare elaborazione delle informazioni, diversa dal solito, può comportare un rilevante impegno mentale, tale per cui può essere considerato una sorta di allenamento che tiene in attività e tonifica le capacità cognitive;

  • sessuali ed aggressive: alleggerisce la tensione del conflitto tra spinte istintuali e controspinte della censura, permettendo l’attenuazione ed il superamento funzionale delle inibizioni e consentendo di confrontarsi emotivamente e cognitivamente con argomenti altrimenti coperti da veti e divieti;

  • salutari: riguarda i comprovati effetti benefici che l’umorismo ottiene nei confronti del respiro, dell’attività cardiaca, del sistema immunitario e dell’assetto psicologico in senso antidepressivo ed ansiolitico;

  • relazionali: funzione legata alla condivisione dell’esperienza umoristica nel senso della conferma o della reinterpretazione dei rapporti interpersonali, confermandoli, smentendoli o comunque modificandoli in qualche modo. In tal senso la funzione principale è quella di ridurre le distanze e la pesantezza dei rapporti, con il risultato di tenere elevata la soglia di ingresso nel conflitto e bassa quella della reciproca accettazione;

  • sociali: funzione direttamente collegata alla precedente, come rinforzo della coesione, del consenso e dell’integrazione tra i membri di un gruppo, rideterminandone i comportamenti ed il morale favorendone la forza e la coesione, anche nell’ ottica dei rapporti con altri gruppi.

 

In particolare, gli effetti sulle dinamiche sociali ed interpersonali sono molto ben rappresentati nei gruppi di soccorritori e del personale di assistenza in generale, ivi compreso quello sanitario, che si fondano su princìpi essenziali di protezione, sostegno, solidarietà, nonché informazioni e distrazioni. Questi gruppi sono strutturati da regole più o meno esplicite che inducono un forte senso di appartenenza, ed al loro interno comportamenti ed emozioni si contagiano facilmente tramite ritmi vocali e mimici che colgono le emozioni dell’altro e le rispecchiano segnalando sintonia ed efficacia.

Nelle applicazioni più efficaci di questi concetti l’evento critico può rappresentare una grande occasione per sperimentarsi in attività e stati d’animo nuovi che consentono di re-interpretarsi e scoprirsi creativi e costruttivi, nella più ampia e piena interpretazione del trasformare una criticità in opportunità di riappropriarsi del Sé e di tutto ciò che ne è correlato.

Insomma, per qualcuno un vero e proprio inno alla resilienza secondo i propri stili di coping funzionali, grazie ai quali le criticità possono essere vissute in modo nuovo, imparando ad esplorarle con presenza e allineamento interiore per attivare passi concreti in direzione di una loro trasformazione e risoluzione positiva.

In conclusione, come abbiamo scritto in documenti precedenti, umorismo, ironia e sdrammatizzazione sono strumenti di risposta allo stress molto efficaci: il sorriso e la risata sono catartici quanto il pianto. L’umorismo nero, che tratta situazioni drammatiche attraverso la contrapposizione tra elementi tragici e, allo stesso tempo, burleschi, è una buona forma di coping che può aiutare a distanziarsi dall’ evento, senza che questo influenzi negativamente la propria vita e soprattutto senza per questo voler significare una mancanza di empatia, di sensibilità ed attenzione nei confronti dei risvolti più drammatici che la situazione ha inevitabilmente comportato.

Utilizziamo questi strumenti il più possibile se rientra nelle nostre corde.

Dott. Massimiliano Mascitelli, medico psichiatra, terapeuta EMDR, psicologia dell’emergenza-urgenza. 

Dott.ssa Rosa Demarinis, psicologa psicoterapeuta, coaching strategico e psicologia dell’emergenza-urgenza.

Ironia e dramma: una contrapposizione o un fil rouge che li lega? ultima modifica: 2020-04-22T09:58:31+02:00 da Federica Pansadoro