QUANDO L’IMPEGNO FA ASCOLTO-Una settimana di programmi sulla strage di Ustica
La programmazione televisiva della scorsa settimana ha proposto una serie di programmi giornalistici dedicati alla strage di Ustica dove, il 27 giugno del 1980, morirono 81 persone tra passeggeri e membri dell’equipaggio. Complici le molte zone oscure di una inchiesta che è tutt’ora aperta presso la procura di Roma, i telespettatori hanno gradito gli approfondimenti proposti sui diversi canali, soprattutto del servizio pubblico. Senza contare i numerosi spazi che hanno presentato molti programmi contenitore, dal mattino alla seconda serata.
La palma d’oro degli ascolti se l’è aggiudicata una puntata de “La Grande Storia” (3,7% di share con 623.000 spettatori), curata dal giornalista Pino Nazio e presentata da Rai3, in prima serata, il giorno in cui ricorreva il quarantennale della strage. Dalle interviste in esclusiva ad alcuni magistrati a quelle ai testimoni, l’inchiesta ha raccontato una “Verità senza nomi”. Hanno ottenuto un buon risultato anche gli approfondimenti di due importanti giornalisti: Andrea Purgatori, cronista simbolo della Strage, che il 24 giugno su La 7 ha proposto “Ustica, quarant’anni di bugie” (3,56% di share con 588.000 spettatori), e Franco Di Mare (3% di share con 475.000 spettatori). Il neodirettore della terza rete ha ambientato lo speciale “Volo Itavia 870”, in onda il 19 giugno in seconda serata su Rai Tre, nel Museo della Memoria di Ustica a Bologna, dove sono conservati i resti del DC9.
Piace anche il reportage “Le ultime parole” di Pino Finocchiaro, trasmesso su Rainews24. Il giornalista ha realizzato un piccolo scoop dopo quarant’anni: prima magistratura e opinione pubblica era convinte che l’ultima parola pronunciata da uno dei piloti in cabina fosse “Guà”; oggi, grazie all’aiuto di sofisticate apparecchiature elettroniche, Finocchiaro è riuscito a decifrare la frase “Guarda, cos’è?”. La voce strozzata del pilota conferma che in cabina di pilotaggio videro arrivare qualcosa: un missile o un velivolo da guerra. La Procura di Roma ha disposto l’acquisizione dell’audio contenuto nella scatola nera del DC9: un segno che, dopo quarant’anni di depistaggi e distruzioni delle prove, su Ustica non è stata ancora messa la parola fine.
Marialuisa Di Simone