Reportage: Into the the wild. Il Canada visto da Alessandro Lisci…di Michele Brescia

la natura: la sua immensa bellezza è lì per tutti

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Lac Saint Jean , Quebec © Alessandro Lisci

TARGET

LABORATORIO SPERIMENTALE DI FOTOGRAFIA E COMUNICAZIONE

PRESENTA

Into the wild

Il Canada visto da Alessandro Lisci

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Montreal , Quebec © Alessandro Lisci

Per la stessa ragione del viaggio, viaggiare. Se si dovesse scegliere una frase che condensi il significato più profondo della fotografia di Alessandro Lisci, questo verso, tratto da Khorakhanè – A forza di essere vento, una delle canzoni più celebri del binomio De Andrè – Fossati, sarebbe il più calzante. Negli scatti riprodotti in questa mostra, l’obiettivo si trasforma nell’occhio attento, meticoloso di un viandante del Terzo Millennio, il quale, lontano dalla magmatica e caotica dimensione della metropoli occidentale, si rifugia nella ricerca di un contatto con la natura incontaminata, immacolata, granitica nel resistere al sopravanzare irriguardoso del progresso tecnologico e dell’alienante produzione industriale. L’occhio di un nuovo Thoreau, capace di catturare la disarmante e sublime grandezza incommensurabile di un paesaggio, così come, con indefessa acribia, i dettagli lenticolari del tronco rugoso di un albero secolare, svela così la struggente bellezza della natura. Se quest’ultima, infatti, era stata ritratta soffocata, schiacciata dall’abusivismo edilizio e dal capitalismo selvaggio, bersagli dell’ultimo reportage di Lisci realizzato a Wenzhou, “La patria dei cinesi d’Italia”, l’osservazione del dato naturale aveva già visto all’opera il fotografo romano, quando, in un lavoro dedicato al deserto della California, aveva messo in luce la vocazione materna della natura, chiamata a generare vita come la donna, in un duplice suggestivo rimando alla nozione di fecondità.

Quebec © Alessandro Lisci

Questa volta è invece il Canada, la terra estrema che Lisci esplora con la sua macchina fotografica, portando alla luce imprevedibili forme, spiazzanti contorni, sottili sfumature ma anche spigolose sagome di un paesaggio che da inaccessibile si mostra decifrabile, cedendo ad una sensibilità che, nello svelare il codice segreto della natura ricorda, si parva licet, quella di un Edward Weston. Lisci si lascia così trasportare dall’istinto, senza una precisa tabella di marcia: intende cogliere la quintessenza del paesaggio canadese, con i suoi parchi naturali, le sue montagne rocciose, la sua superficie mutevole, estesa quasi quanto il vecchio continente. Il suo peregrinare on the road lo porta a cercare qualcosa di più autentico, di più primigenio rispetto alla multietnica Montreal con le sue compassate ed artefatte commemorazioni da museo: Lisci si mette sulle tracce di una natura che è il viatico per un viaggio dentro se stessi, tra le pieghe del proprio animo, per tornare all’origine, ad una palingenesi dello spirito.

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Baia di Tadoussac, Quebec © Alessandro Lisci

Per farlo arriva fino alla “fine della terra”, ovvero alla penisola Gaspé, nel sud-est del Quebec, dove cielo e terra si saldano nel golfo di San Lorenzo. Ed ecco che il Canada si presenta ai nostri occhi in una veste completamente nuova rispetto a quella alla quale eravamo abituati, se non assuefatti: è una terra vergine, sconfinata, lontana anni luce dalla realtà piccolo borghese del New England, teatro delle vicissitudini della signora Fletcher, o da quella domestica delle vicende narrate nei racconti del fresco premio Nobel, Alice Munro. La fotografia di Lisci abbatte qualsiasi frontiera, non conosce confini ed accompagna il nostro sguardo laddove è ancora possibile fare esperienza del silenzio, tra immense pianure e maestose montagne, dove chiare, fresche e dolci acque offrono, con il loro sciabordare, ristoro e consolazione ad orecchie cresciute nel frastuono del caos metropolitano: proprio come nella baia di Tadoussac, una delle tappe più suggestive di un viaggio, quello intrapreso da Lisci, durato all’incirca un mese, un tempo più che sufficiente per abbandonare l’approccio da turista e approdare ad una indagine del circostante, contraddistinta da una ricerca dell’essenziale, del genuino, in una vastità di orizzonti che mai, però, perde di vista lo straordinario mistero di un particolare, celato in un angolo recondito dell’insieme.

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Golfo di San Lorenzo , Quebec © Alessandro Lisci

L’operazione compiuta dal fotografo romano è una immersione nella dimensione più selvaggia della natura, una perlustrazione into the wild che sfida ogni tara mentale, ogni schema precostituito dell’immaginario collettivo. This must be the place sembra dirci Lisci, sulla scia dei Talking Heads, con questi scatti: esiste un luogo nel mondo dove uomo e natura possono tornare a dialogare, una dimensione nella quale l’uomo può tornare a rivestire il ruolo, assegnatogli sin dagli inizi dei tempi, di custode del creato: una missione che può portare a termine solo assecondando e proteggendo l’inestimabile bellezza della natura che lo circonda, avvertendone la soverchiante superiorità. Lisci ce lo fa capire accostando due scatti, diametralmente opposti: l’audace e sprovveduto atteggiamento di conquista della delegazione capeggiata da una guida che, nel suo trionfalistico protrarsi in avanti, così vicino allo spavaldo Washington sul Delaware di Leutze, veicola un’immagine di miope dominio sul corso d’acqua, cozza tremendamente con la placida condizione di impotenza di una canoa che, pur perdendosi nella vastità di un orizzonte che ridimensiona l’importanza dell’uomo, ne esalta la presenza, perchè parte di un’armonia cosmica imperturbabile.

Quebec © Alessandro Lisci

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Quebec © Alessandro Lisci

È la sintesi di un equilibrio fragile, instabile, come quello che interessa il movimento repentino del piccolo cucciolo di uomo sulla superficie levigata di una scogliera, attracco ad una vita pronta a deflagrare nella comunione con la natura. Una vita che trova nell’acqua la sua conditio sine qua non, l’elemento imprescindibile, la vera protagonista di questo reportage di Lisci in terra canadese. Onnipresente semplicemente come fondale scenico, oppure, il più delle volte, come oggetto principale delle diverse immagini che compongono la mostra, l’acqua appare sempre nel suo cangiante movimento, avendo ricevuto Lisci, il testimone dal panta rei eracliteo. Soltanto in una fotografia appare piatta, uguale a se stessa, priva di connotazioni peculiari, proprio come la teoria di sedie a sdraio che le fanno da cornice, scranni per una borghesia che rifiuta il movimento, che si accontenta della contemplazione passiva di una natura che appare, solo apparentemente, domata, ridotta ad uno spettacolo per pochi intimi che appare banale anche agli occhi di un bambino che appare indifferente all’idea di un infinito, quello della distesa d’acqua, a portata di mano. E allora all’osservatore pare non riuscire più a vederlo, il Canada selvaggio raccontato dagli scatti di Lisci, offuscato da quest’immagine stereotipata, surrogato tremendamente ingannevole di una natura incontenibile. E vien voglia di cantare, sotto un cielo nel quale si rincorrono nuvole cariche di pioggia, quest’antica poesia, riscoperta diversi anni fa dal grande cantautore canadese, Leonard Cohen.

Tadoussac, Quebec © Alessandro Lisci

Anche perchè, come scrisse Tiziano Terzani, altro grande viandante dall’appassionata curiosità, alla stessa stregua di Alessandro Lisci: Questo è un altro aspetto rasserenante della natura: la sua immensa bellezza è lì per tutti. Nessuno può pensarsi di portarsi a casa un’alba o un tramonto.

A wandering Canadian,

banned from his hearths,

travelled while crying

travelled while crying

in foreign lands.

One day, sad and pensive,

sitting by the flowing waters,

to the fleeing current

he addressed these words:

“If you see my country,

my unhappy country,

go tell my friends

that I remember them.

go tell my friends

that I remember them.

O days so full of charms,

you have vanished…

And my native land, alas!

I will see it no more.

And my native land, alas!

I will see it no more.

© Michele Brescia

Michele Brescia, formatosi come storico dell’arte all’Università degli studi di Roma “La Sapienza”, dottore di Ricerca in Storia dell’Arte Contemporanea presso l’Università degli Studi di RomaTre, professore di Storia dell’Arte in alcuni licei romani, si occupa dello studio dei linguaggi scaturiti dalla ricerca condotta dalle neoavanguardie del Secondo Novecento. Collaboratore della rivista «Art e Dossier», autore di saggi sul razionalismo italiano degli anni Trenta, ha curato recentemente la sezione di arte contemporanea del catalogo permanente della Fondazione Roma.

 

Lac Saint Jean , Quebec © Alessandro Lisci
Golfo di San Lorenzo , Quebec © Alessandro Lisci
Lac Saint Jean , Quebec © Alessandro Lisci
Gaspè, Quebec © Alessandro Lisci
Quebec © Alessandro Lisci
Quebec © Alessandro Lisci
Reportage: Into the the wild. Il Canada visto da Alessandro Lisci…di Michele Brescia ultima modifica: 2021-06-14T21:08:37+02:00 da Alessandro Lisci