“La foto del giorno” di lunedì 21 giugno 2021 dal titolo “Contrasti Recintaati “, ci è stata inviata da Cristina Calisti, Roma, che l’ha realizzata al Corviale degli Italiani. Invia la tua foto del giorno al whats app 3316379346.
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Il commento di Pina Ianiro
Potrebbe ricordare le tele dei pittori fiamminghi questa foto di Cristina Calisti se non fosse racchiusa in un malridotto recinto che, in primo piano, gioca al contrasto interrompendo d’impatto la poetica iniziale, lasciando alla percezione il tempo necessario per realizzare la presenza di un altro elemento che stona.
Sullo sfondo, sebbene in parte camuffato dalla collinetta e da alcuni alberi, appare una porzione del cosiddetto Serpentone, ovvero il complesso del Corviale.
Che poi, del serpente non ha nulla questa enorme struttura, questo gigante di cemento … Assomiglia più a una diga, “La diga insicura”, come la definì Manfredo Tafuri in un articolo che ottenne la copertina di Domus (n. 617, maggio 1981). Infatti, funge da spartiacque illusorio, a livello spaziale, inserendosi ai margini del contesto preesistente, seguendo una linea Nord-Sud e separando gli spazi verdi a Ovest, dalla città a Est.
“L’errore lungo un chilometro” in realtà è lungo 950 metri (quei 50 metri mancanti per evitare di spostare un elettrodotto), occupa 780 mila metri cubi, ha nove piani, 1200 appartamenti ed è in grado di ospitare seimila persone.
La progettazione del Corviale iniziò nel 1972, secondo la legge 167 del 1962 che prevedeva i piani di zona per l’edilizia popolare, con l’idea di dare una casa a chi non poteva permettersela. La squadra di progettazione fu capitanata da Mario Fiorentino e Maurizio Montani Fargna. Si ispirarono alle idee di edilizia popolare anticipate da Le Corbusier negli anni 40, con l’ambiziosa idea di realizzare una città nella città. I lavori cominciarono nel 1975 e finirono nel 1982.
Gli anni ottanta si allontanarono dalla visione popolare e dagli intenti comunitari; il piano dell’edificio lasciato libero per creare spazi comuni di aggregazione, di servizi e commerciali, venne occupato abusivamente e gli spazi furono assegnati in maniera clientelare a lavori non ancora conclusi. In breve questa situazione agevolò la comparsa di traffici illegali e lo spaccio di droga. Fu così che il progetto iniziale fallì prima ancora che l’opera venisse conclusa.
Nonostante i progetti di riqualificazione il Corviale resta purtroppo simbolo di degrado.
Intanto il cavallo dietro al recinto resta indifferente, non soffre i contrasti ai quali troppo spesso siamo abituati, i controsensi, le ambiguità, tutto ciò che stride e non è facile da accettare ma che pare non trovare soluzione. Non possiamo semplicemente voltarci dall’altra parte, allo stesso tempo restiamo impotenti. Forse non ci resta che adoperare il suggerimento di Cristina Calisti (che intitola la foto “Contrasti recintati”), chiudere entro dei confini le situazioni complicate per ridimensionarle, per soffermarci a riflettere, studiarle e magari tentare almeno di comprendere con un po’ più di chiarezza.
© Pina Ianiro
Redazione ed editing fotografico a cura di Alessandro Lisci
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Pina Ianiro nasce a Caserta, laureata in Sociologia. Vive a Roma e lavora come editor anche se preferisce definirsi “curatrice di manoscritti” e porta avanti la sua passione per la letteratura e l’arte. Ha pubblicato i romanzi:“Il cubo bianco” (Giulio Perrone LAB), “Quanto ci mette la neve a cadere” (L’Erudita) e una raccolta monografica di racconti e poesie “Amore: maneggiare con prudenza” (L’Erudita). Oltre che autrice è ghostwriter. Gestisce il blog http://www.pinaianiro.blogspot.com .
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