I Trabocchi. Testimoni di un’antica civiltà legata al mare e alla pesca…di Tiziana Belli

Viaggi e Fotografia

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Trabocchi © Tiziana Belli

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Testimoni di un’antica civiltà legata al mare e alla pesca

È dal nome di queste costruzioni che prende oggi il nome la “Costa dei Trabocchi”quel tratto di costa del mare Adriatico, compreso tra Ortona e Vasto e puntellato da strane palafitte in legno.

E’ questa, infatti, terra di vigneti e uliveti, di tradizioni che si tramandano di generazione in generazione, e di pescatori-contadini che col loro ingegno hanno saputo plasmare un territorio altrimenti ostile.

trabocchi, o trabucchi – a seconda della località infatti il nome cambia ed è conosciuto anche come bilancia o travocco – sono antiche macchine da pesca tipiche delle coste abruzzesi, molisane e del Gargano in Puglia, ma che si possono trovare anche in alcuni punti delle coste del basso Tirreno.

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Trabocchi “Aderci” © Tiziana Belli

Queste costruzioni che oggi sembrano apparire come “ragni” del mare, sono invece testimoni di un’antica civiltà legata al mare e alla pesca.
Un tempo vi abitavano le famiglie dei pescatori, che da queste stesse piattaforme potevano pescare senza allontanarsi dalla costa; divennero infatti degli ottimi strumenti di pesca, meno legati alle condizioni del mare, che sfruttavano semplicemente e genialmente il passaggio dei pesci sotto costa; praticamente un sistema di pesca a vista.

I trabocchi sono costruiti in legno di pino d’Aleppo, tipico della zona, caratterizzato da tronchi robusti e resistenti alla salsedine. I pali di legno sono piantati nella sabbia non eccessivamente profonda della costa abruzzese (circa 6 metri), mentre quelli pugliesi sono costruiti sulla roccia e da lì si protendono verso il mare.

Per questo motivo quelli abruzzesi si trovano spesso direttamente sul mare e sono collegati alla terraferma attraverso dei ponticelli di legno che li rendono ancora più suggestivi.

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Trabocchi “Il Cajana” © Tiziana Belli

Il nome di queste costruzioni sembra sia nato dalla rete a maglie strette (tecnicamente rete a bilancia) che prende il nome di trabocchetto, proprio perché i pesci cadono in una sorta di trappola.
Uno o più argani controllano il movimento delle antenne, le lunghe braccia di legno a cui sono ancorate le reti. Sui trabocchi abruzzesi di solito c’è un solo argano, manovrato da due persone, chiamate “traboccanti.”
La diffusione dei trabocchi ebbe un forte impulso nel ‘900 proprio in questi tratti di costa, ma la loro progettazione originaria sembrerebbe risalire addirittura all’epoca fenicia. Infatti alcuni documenti ufficiali li menzionano in alcuni manoscritti: si legge ad esempio che Pietro da Morrone, ovvero Papa Celestino V), uscendo dalla splendida Abbazia di San Giovanni in Venere, allora Monastero, era solito ammirare il mare “punteggiato” dai trabocchi, già in data 1240.

Di questa costa si innamorò anche Gabriele D’Annunzio che prese casa a San Vito Chietino, in particolare a causa del trabocco turchino di cui parlò nel romanzo “Il trionfo della morte“. Non a caso troviamo nella costa a sud di San Vito Chietino, il romantico promontorio Dannunziano, punto panoramico sulla costa.

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Trabocchi © Tiziana Belli

Iniziò poi la loro dismissione, rispetto a quella che era stata l’originaria vocazione, a causa del venire meno della pescosità dei mari più vicini alla costa ed al fatto che queste costruzioni necessitano di continue e costanti manutenzioni, spesso anche durante le grandi mareggiate, per garantirne la stabilità e il monitoraggio della naturale erosione ad opera della salsedine.

Così nel corso dei tempi, i trabocchi si sono trasformati da preziose macchine per la pesca locale, in vere e propri strumenti di attrazione turistica e richiamano i turisti prima di tutto per la loro bellezza, ma anche perché ormai, con la carenza di pesci sotto costa, molti sono stati trasformati in piccoli, romantici e deliziosi ristoranti sull’acqua.
Molti di questi Trabocchi nell’ultimo decennio sono stati riconvertiti in caratteristici luoghi dove poter degustare dell’ottimo pesce fresco, ristoranti sul mare con vista mozzafiato.

La sensazione sul Trabocco è proprio quella di sentirsi cullati dalle onde del mare, una leggera ondulazione impercettibile; questo perché in realtà i legni si muovono come se molleggiassero, secondo le leggi della natura, per mantenere una loro imprecisa stabilità.

In fondo è proprio quello di cui abbiamo bisogno…quel “sentirsi cullati dalle onde del mare”, così piacevole da farci dimenticare le difficoltà del periodo pandemico e farci godere in totale relax di un meraviglioso panorama dove il vero protagonista sarà solo il mare…

Buon relax….

 ©Tiziana Belli

Redazione ed editing fotografico di Alessandro Lisci

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Trabocchi “Cajana” © Tiziana Belli

 

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Trabocchi © Tiziana Belli

I Trabocchi. Testimoni di un’antica civiltà legata al mare e alla pesca…di Tiziana Belli ultima modifica: 2021-07-23T15:39:25+02:00 da Alessandro Lisci