“Chi di Noi” di Mario Benedetti tradotto per la prima volta in italiano
Presentata giovedi 7 aprile 2016 nella sede dell’IILA Istituto Italo- Latino Americano ai Parioli a Roma, l’edizione italiana del famoso ed amato libro di Mario Benedetti “Chi di noi” edizioni Nottetempo, http://www.edizioninottetempo.it/. Un appassionato racconto a tre voci, la storia di un triangolo amoroso, un’esplorazione imprevedibile nella solitudine, un romanzo con il quale il pluripremiato Mario Benedetti, scrittore uruguaiano figlio di immigrati italiani, ha esordito nella narrativa nel 1953, ricevendo il plauso della critica che lo salutò come il libro più promettente di quegli anni.
Alla presentazione coordinata da Sylvia Irrazàbal addetto culturale dell’ambasciata dell’Uruguay in Italia, hanno partecipato: Francesco Fava, docente dell’università UILM di Milano, Sebastiano Triulzi giornalista e critico letterario, Stefania Marinoni traduttrice e l’attrice e per l’occasione lettrice del testo, Alessandra Mosca Amapola. Hanno salutato i presenti intervenuti Juan Fernando Holguín, Ambasciatore dell’Ecuador in Italia e Vice Presidente dell’IILA, e Gastón Lasarte Ambasciatore dell’Uruguay in Italia.
“Chi di noi” tradotto per la prima volta in italiano, racconta una storia d’amore a tre, iniziata ai tempi del liceo e che prosegue anche quando i due protagonisti Miguel e Alicia sono sposati. Attraverso un diario, una lettera e un racconto, ciascuno affidato a uno dei tre protagonisti, Mario Benedetti ci mette di fronte agli equivoci dell’amore, in un continuo gioco di rimandi tra verità e menzogne, tra i fatti e la loro narrazione, una storia che cambia a seconda del punto di vista del protagonista che ce la presenta, dissolvendo ogni presunta “realtà” che, soprattutto nei legami amorosi, risulta fragile come la più miope delle illusioni.
La traduttrice Stefania Marinoni in conferenza stampa ha raccontato del suo lavoro difficile e complesso per tradurre una opera così ricca e strutturata: “La traduzione di questa opera ha rappresentato per me una grande responsabilità sia nei confronti del libro, dell’autore e dei suo fans. Il mio approccio al lavoro di traduzione è stato comunque spensierato per evitare di restare schiacciata dal testo, in spagnolo, tradendo quello che Mario Benedetti voleva trasmettere ovvero parlare di temi alti e universali con un linguaggio popolare, dando voce alla sua coscienza politica e alla sua necessità di rendersi comprensibile. Un romanzo del 1953 che a modo suo ancora oggi continua ad avere una certa leggerezza che Benedetti chiama sensibilità“.
Un romanzo che prende spunto da storie reali, per lo più autobiografico come tutti quelli di Mario Benedetti, che diceva: “Non sono in grado di immaginare il vuoto, quindi tutto quello che scrivo, necessariamente è una rielaborazione di esperienze vissute“.
Articolo di Antonietta Di Vizia