Lettera aperta a firma Ruggiero Capone, giornalista e scrittore sempre molto attento ai disagi e alle contraddizioni nella capitale, indirizzata all’ amministrazione che del cinismo ha fatto un nuovo metodo di gestione della Capitale.
E’ davvero consolazione grama apprendere che oggi, rispetto al 1970, trascorrano Agosto a Roma ben più del 60 per cento dei residenti. E questo perché nel 1970 Roma (e l’Italia del resto) era oggettivamente un posto tranquillo, dove nessuno osava minimamente pensare di suicidarsi per mancanza di lavoro, soldi o disperazione sociale. Il profondo dubbio che gran parte di coloro che trascorreranno Ferragosto a Roma siano in stato di profonda vulnerabilità dovrebbe angosciarci un po’ tutti, e principalmente coloro che si autodefiniscono “classe dirigente”.
Ma questo pensiero sembrerebbe sfiorare solo le menti malate di compassionevole nostalgia dell’umanità. Ecco che si rimane sbigottiti di fronte ad uffici municipali che scacciano l’utenza che vorrebbe rinnovare la carta d’identità: viene detto loro di presentarsi da Dicembre 2018 in poi, e che se dovessero aver problemi con la Polizia per documento scaduto non è problema del Comune di Roma (è avvenuto presso la delegazione municipale dell’Appia, a Villa Lazzaroni). E non commentiamo il diniego d’aiuto da parte delle forze di Polizia per quel cittadino che, in fila presso la “Casa dell’Acqua” di piazzale Ostiense (sotto la direzione dell’Acea), è stato strattonato da un gruppo di nordafricani che non volevano rispettare la fila. In attesa c’erano madri con minori, ragazzi, anziani…tutti intimoriti hanno accettato la prepotenza della gang magrebina che voleva fare la coda.
L’episodio (riportato anche dal quotidiano ItaliaSera) ci fa capire come il rischio risse, dove distribuiscono gratis l’acqua effervescente naturale, sia costante in questa calda estate romana. Ma né prefetto, né questore, né sindaco hanno creduto giusto intervenire, e per garantire la sicurezza dei cittadini, forse i più deboli, quelli che rimangono a Roma ad Agosto. Ci spiace dover tornare sempre sugli stessi argomenti, sulle buche che stanno sempre lì e che come un cancro periodicamente si riaprono perché mal curate dalla pubblica amministrazione. Ci spiace doppiamente che, causa l’interruzione di alcune vie, il Comune faccia cassa multando chi costretto a girare dove c’è il divieto di svolta (succede a Viale Magna Grecia). Roma è ormai una città da cui fuggire, che genera disperazione. E consoliamoci con la frase d’un lautamente pagato dirigente pubblico che, credendo di fare il bullo, ha così stigmatizzato una signora adirata: “se ne vada da Roma, se si lamenta tanto dei disservizi, la città non ha bisogno di lei e di tutta questa gente sempre in difficoltà” (parola di dirigente comunale).
Cinismo, arroganza, alterigia, strafottenza e tantissimi disservizi. Senza un cambio di rotta culturale, una virata nei comportamenti pubblici, difficilmente Roma tornerà ad essere quella città che tanto amavamo…e che ora possiamo solo rimpiangere nelle pellicole in bianco e nero, trasmesse dalle tivù private per economizzare sui costi di produzione e per mandare operatori e giornalisti a farsi qualche giorno di mare. Vacanze romane ci mancate.