Stress management in emergenza ed in contesti di crisi.

In questo periodo il nuovo coronavirus COVID-19 sta creando situazioni di sovraccarico lavorativo ed emotivo con forte stress in tutto il personale di soccorso e di assistenza a vario livello, sia per condizioni operative, sia per numero di casi critici e di decessi da gestire, sia per il rischio di contagio.
In tali condizioni i professionisti si stanno spingendo ben oltre la soglia di resistenza individuale allo stress. Il mancato o alterato riconoscimento delle proprie reazioni psicologiche di fronte ad eventi drammatici e la difficoltà di integrare tali reazioni nel sistema di risposta professionale potrebbe rappresentare un limite insormontabile.
Tutto questo crea inevitabilmente distress, inteso come la forma negativa, disfunzionale dello stress che invece è la capacità positiva di adattarsi alle varie situazioni di difficoltà e tensione, funzionale al perseguimento degli scopi e degli obiettivi che ciascuna mansione sanitaria ha insiti.
Non solo, ma lavorare continuando a vivere una situazione di disagio psicologico, più o meno riconosciuta e più o meno accettata, facilita la probabilità che si commettano errori durante lo svolgimento della propria professione, il che determina pericolosità per se stessi, colleghi ed utenti.
Gli stressors ai quali le professioni sanitarie, di soccorso e di assistenza in generale si trovano di fronte quotidianamente, ed attualmente ancor di più, sono i più vari, a volte insistenti anche in una sommatoria nel complesso superiore alle capacità del soggetto, in quel momento, di gestirle o di adeguarsi a esse, cioè di integrarle nella psiche: difficoltà intrinseche dei compiti da affrontare, rischio di trovarsi impreparati di fronte a situazioni nuove ed imprevedibili nelle quali dover agire e decidere in fretta, pericolo per sé e per gli altri di lesioni, contagio e morte, pericoli psicologici come il senso di impotenza e di fallimento, bisogno pressante di riuscire e sensazione di non avere fatto abbastanza, dolore, compromissione dell’autostima, livello di emotività propria ed altrui da gestire in contesti difficili nei quali la velocità degli eventi e delle dinamiche hanno una forza dirompente e travolgente.
Queste situazioni, universalmente o individualmente riconosciute come traumatiche sono difficili da integrare nel Sé e nella propria storia esperenziale, e la loro elaborazione può richiedere al cervello uno sforzo impegnativo e durevole perché le stesse risposte biochimiche e neuroumorali elicitate per fronteggiare l’esperienza stressante, quando l’impatto è troppo forte o è prolungata nel tempo e sovrasta le possibilità di risposta dell’individuo, intervengono a difesa per bloccare le informazioni in arrivo, che diversamente risulterebbero eccessive e, quindi, non gestibili.
In caso di esposizione prolungata a situazioni stressogene o traumatiche o in caso di riesposizione a nuove situazioni e/o traumi, con un fenomeno di “ancoraggio” si può determinare una riattivazione, uno sblocco inaspettato ed incontrollato di quella primitiva risposta all’esperienza stressante precedente rimasta intrappolata e non elaborata, con conseguenze negative che portano allo sviluppo di sintomi psicopatologici. L’individuo può non comprendere interamente il motivo di quello che sta provando o i meccanismi del suo disagio, che così rimangono scollegati dal resto.
Esistono molte metodologie di gestione dello stress elaborate in base a vari modelli teorici ed applicativi. I concetti basilari sui quali si fondano questi approcci sono i seguenti:
1. l’operatore esposto ad un evento potenzialmente o francamente traumatico è una persona normale che esperisce sentimenti altrettanto normali quando viene esposta ad una vera e propria fatica psicologica di natura eccezionale o, quantomeno, percepita come tale;
2. le reazioni emotive ed i comportamenti di una persona, sia funzionali che problematici, sono determinati dal modo in cui essa interpreta le varie situazioni, quindi dal significato che la persona attribuisce agli eventi, in quel dato momento ed in quel dato contesto.

Questo ampio processo di “normalizzazione” basato sulla consapevolezza del contenuto del proprio dialogo interno (ovvero ciò che essa dice a se stessa in merito all’evento o agli eventi stressogeni) insieme al riconoscimento adeguato delle reazioni collegate agli eventi stessi, rappresenta il primo passo per restaurare una condizione di equilibro nella quale l’operatore esposto può agevolmente accedere alle proprie risorse di resilienza e coping grazie alle quali le criticità possono essere vissute in modo nuovo, imparando ad esplorarle con presenza ed allineamento interiore per attivare passi concreti in direzione di una loro trasformazione e risoluzione positiva utile anche per prevenire conseguenze psicologiche disfunzionali, nell’immediato o nel futuro successivo.
In linea concettuale, le strategie di fronteggiamento dello stress si strutturano in uno schema sequenziale a tre fasi che parte dalla focalizzazione interna sulle esperienze di trauma e su come vengono gestite a livello cognitivo ed emotivo, per poi procedere alla sperimentazione ed allo sviluppo delle proprie capacità di fronteggiamento tramite alcuni step, fino ad arrivare alla messa in atto nelle successive situazioni critiche alle quali si verrà esposti.
Per stemperare le possibili attivazioni ansiose possono essere utili varie tecniche di rilassamento, semplici e brevi tali da poter essere in pratica in qualsiasi momento ed in qualsiasi posto, tra cui quelle posturali (Rilassamento Muscolare Progressivo) o di respirazione, fino a tecniche più strutturate quali la meditazione, la mindfullness o il training autogeno.
Nell’immediato post-evento una tecnica che si rivela particolarmente utile ed efficace è quella del defusing, un intervento breve e strategico non sempre e non necessariamente gestito da un professionista della salute mentale, che rappresenta una sorta di pronto soccorso psicologico in cui si raccolgono le emozioni a caldo e si cerca di dare una prima costruzione di significato ad eventi extra-ordinari che spesso sono inspiegabili e fuori dal controllo, quindi difficili da accettare e gestire.

Di seguito forniamo anche alcune indicazioni di natura più comportamentale generale, che abbiamo precedentemente stilato per la popolazione generale, utili per gestire lo stress nel quotidiano e da aggiungere a quanto di più specifico e strutturato abbiamo descritto:
parliamo anche di altro oltre ai problemi: è certamente indispensabile condividere informazioni, dati e notizie con amici, famigliari e colleghi, ma parlare continuamente della situazione mantenendone l’attenzione pressochè costante aumenta lo stress. Possiamo scegliere di parlarne in determinati momenti appositamente dedicati durante la giornata ma concediamoci anche di parlare di altre cose di tutt’altra natura portando la mente ed i pensieri altrove;
prestiamo grande attenzione alla comunicazione interpersonale: rivolgerci agli altri, sia in ambito professionale che privato, in modo aggressivo e scontroso o al contrario chiudersi e non parlare, sono comportamenti comuni e normali quando siamo stressati. Eppure la comunicazione aggressiva o passiva complica le cose, rende difficili le relazioni e sicuramente aumenta lo stress in noi e negli altri. Ricordiamoci allora di comunicare meglio che possiamo: in modo assertivo, chiaro e rispettoso, anche consentendoci di esplicitare il momento di difficoltà psicologico;
manteniamo il più possibile il ritmo quotidiano con tutte le attività perchè in questo momento bisogna ancorarsi a ciò che è certo, noto e prevedibile. Continuare il lavoro e le proprie abitudini laddove possibile ed in tutte le forme possibili e consentite, rispettando sempre le indicazioni di sicurezza vigenti, e mettendo in atto ogni qualvolta possibile, le tecniche gestione dello stress e di rilassamento;
ricarichiamo le batterie fuori dall’orario di lavoro, per quanto questo possa essere conservato e condotto, prendendoci il tempo per praticare attività piacevoli e gratificanti che possano aiutarci a scaricare lo stress e ricaricare le energie: ascoltare musica, leggere, scrivere, stare con la famiglia, fare giardinaggio, giocare, praticare attività fisica anche in casa, meditare, o qualsiasi altra attività che ci faccia staccare la spina è benvenuta;
– curiamo con costanza e regolarità, per quanto possibile in relazione ai carichi di lavoro, le nostre funzioni basilari quali alimentazione e sonno. Risulterà fondamentale mangiare nel modo più regolare possibile e bere acqua, mangiare molta frutta, verdura e alimenti rafforzativi del sistema immunitario, riposarsi adeguatamente favorendo attività rilassanti serali;
parliamo apertamente di come ci sentiamo, perchè confrontarci con situazioni difficili e complesse e tenere a bada le emozioni fa parte del nostro istinto, ma anche sentirsi stanchi, sopraffatti o spaventati davanti a qualcosa di nuovo e poco chiaro è assolutamente normale.
umorismo, ironia e sdrammatizzazione: il sorriso e la risata sono catartiche quanto il pianto. L’umorismo nero, che tratta situazioni drammatiche attraverso la contrapposizione tra elementi tragici e, allo stesso tempo, burleschi, è una buona forma di coping che può aiutare a distanziarsi dall’evento, senza che questo influenzi negativamente la propria vita e soprattutto senza per questo voler significare una mancanza di empatia, di sensibilità ed attenzione nei confronti dei risvolti più drammatici che la situazione ha inevitabilmente comportato. Utilizziamo questi strumenti il più possibile se rientra nelle nostre corde;
chiedere supporto specifico se con il protrarsi della situazione in atto dovessimo sentire di avere bisogno di un aiuto in più per ridurre lo stress che nel frattempo è diventato ingestibile perché “Non esiste vento favorevole per il marinaio che non sa dove andare” (Lucio Anneo Seneca).

Dott. Massimiliano Mascitelli, medico psichiatra, terapeuta EMDR, psicologia dell’emergenza-urgenza.
Dott.ssa Rosa Demarinis, psicologa psicoterapeuta, coaching strategico e psicologia dell’emergenza-urgenza.

Stress management in emergenza ed in contesti di crisi. ultima modifica: 2020-03-25T14:29:12+01:00 da Federica Pansadoro