Il Ponte dell’industria distrutto dall’incendio…il commento di Consuelo Lollobrigida

La negligente gestione degli ultimi anni ha scritto una delle pagine più tristi della storia di Roma.

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Incendio del ponte dell'industria 2 ottobre 2021

Era una delle passeggiate più trendy quella che da via delle Conce portava al Ponte dell’Industria, distrutto la scorsa notte da un incendio di cui sono ancora sconosciute le cause. Il percorso verso il primo ponte moderno di Roma è accompagnato da alcune delle maggiori testimonianze della Street Art romana:  Rising Love di Lex&Sten o Vita e Morte di Herbert Baglione; si oltrepassa, tra rifiuti e baracche, il degradato sottopassaggio, che porta all’ex caserma dell’Aeronautica, e lì si è accolti a sinistra dall’enorme opera di Blu estesa su tutto l’edificio, occupato da molti anni, dove vivono circa 500 persone.

Dal 3 ottobre 2021 quel percorso non porta più al Ponte di Ferro, dei romani, ma a un cumulo di macerie brucianti.

 

Era il 24 settembre 1863 quando un anziano Pio IX con il suo segretario di Stato, il potente Monsignor de Merode, inaugurava il Ponte dell’industria. Tra la folla incuriosita, accorsa improvvisamente perché richiamata dallo sbuffare del treno, quello sarebbe stato forse l’ultimo atto della millenaria storia urbanistica e architettonica della Roma papalina.

Il 3 ottobre 2021 di quel Ponte, simbolo della ricezione della modernità da parte di una città che aveva seguito le vicende della Rivoluzione industriale e del Risorgimento con circospetta diffidenza, non rimane che un cumulo bruciante di ferro e ghisa. La negligente gestione degli ultimi anni ha scritto una delle pagine più tristi della storia di Roma.

 

Costruito da una società belga per permettere alla linea Civitavecchia Roma di agganciarsi alla nuova stazione Termini, il ponte era completamente in metallo, a tre luci a travate metalliche era lungo 131 metri e largo 7. La travata centrale in origine era apribile per permettere ai piroscafi e ai basamenti il transito verso Ripa Grande. Il lavoro metallurgico fu eseguito in Inghilterra, da dove i vari pezzi furono trasferiti a Roma e montati direttamente in situ. Inizialmente, il ponte era costituito da arcate di ferro e ghisa poggianti su piloni costituiti da tubi di ghisa riempiti di calcestruzzo. Fino al 1910 il ponte serve esclusivamente il traffico ferroviario. In quell’anno viene aggiunto il Ponte di servizio, sorretto da tre arcate in muratura (101 x 12 metri), per assorbire il traffico ferroviario e lasciare a quello dell’Industria la funzione di ponte carrabile e pedonale.

 

Fu un punto di partenza anche per i nuovi amministratori della Capitale del Regno, quando all’indomani della Breccia si trovarono di fronte all’esigenza di  ridisegnare il nuovo volto di Roma. Quadrante industriale. Questo doveva diventare l’area tra la Piramide, monumentale tomba che Caio Cestio Epulone fece costruire tra il 18 e il 12 a.C., e la Basilica di San Paolo, sorta sul luogo del martirio dell’Apostolo e, distrutta, anch’essa, per un beffardo scherzo del destino da un incendio la notte del 15 luglio 1823.

Tra il 1871 e il 1921, quando Ostiense divenne uno dei nuovi quartieri di Roma, sorsero numerose fabbriche, tra cui una vetreria, una distilleria e una segheria, diverse officine; venne costruito il gasometro più alto d’Europa, oggi in disuso, (1935-37) e la prima centrale elettrica pubblica; i Mercati Generali di Roma e la Stazione Roma-Lido.

 

Prima centrale pubblica di Roma, la Montemartini fu inaugurata nel 1912. Dismessa nel 1967,  fu riaperta nel 1997 con la mostra Le Macchine degli Dei, che ebbe un tale successo da spingere la giunta guidata da Francesco Rutelli a farne la seconda sede dei Musei Capitolini e sperimentare nuove soluzioni museografiche.

Fu l’inizio di un piano di riqualificazione, sarebbe più corretto dire di piani di riqualificazione, mai messi veramente in atto.

Ai tanti proclami roboanti,  fanno eco le parole di Henry D’Ideville, corrispondente del Journal d’un diplomate en Italie, che descrive così quel giorno di settembre del 1863: «tutto avviene con una semplicità commovente. Non ci sono né padiglioni, né bandiere, né discorsi. Il Papa non ha fatto annunciare la visita: alle quattro solo gli interessati, i quali sono stati avvertiti, si trovano riuniti».

 

Tra locali alla moda, ristoranti e caffetterie, nel 2012 si inaugura il Ponte Settimia Spizzichino (2009-2012), che con la sua luce di 126 metri, sembra un faro nella notte e che rimane a ricordo di una delle vittime del nazifascismo, così come lo era anche il Ponte di Ferro, che il 7 aprile 1944 fu testimone di una delle tante nefandezze delle truppe tedesche. Dieci donne furono sommariamente giustiziate dal servizio di sicurezza delle SS, dopo un assalto ai forni della Tesei, all’Ostiense, per procurare un po’ di pane e farina per i propri figli. Quel giorno l’esercito tedesco, che aveva affamato la città, si stava rifornendo ai quei forni. La Polizia Africa Italiana denunciò le donne che, allineate le donne sulle transenne del ponte, sul lato di via del Porto Fluviale, le fucilò senza pietà.

 

Ecco, con l’incendio della scorsa notte, quelle donne, e non solo loro, muoiono di nuovo.

 

Consuelo Lollobrigida

 

 

© Consuelo Lollobrigida

Redazione ed editing di Alessandro Lisci

Il Ponte dell’industria distrutto dall’incendio…il commento di Consuelo Lollobrigida ultima modifica: 2021-10-03T23:06:21+02:00 da Alessandro Lisci