
Troppo piccola questa Piazza Santi Apostoli, in questo sabato di fine febbraio a Roma, per far entrare il popolo della pace che ha risposto all’accorato appello di mobilitazione da parte di un cartello di ben 40 promotori tra movimenti pacifisti, ambientalisti, sindacati, ONG, associazioni per i diritti umani.

A questi si aggiungono 113 tra organizzazioni della società civile di vario tipo che hanno aderito all’iniziativa.
Roma non è l’unica piazza a mobilitarsi in questi giorni: altre iniziative simili si sommano a questa in molte città italiane come Milano, Torino, Bologna, Palermo, Firenze, Napoli, Bari, Catania, Venezia e molti altri centri minori.

Sono in diverse centinaia ad assiepare ogni più piccolo spazio disponibile; donne e uomini di ogni età, dai più piccoli che vivono la loro prima esperienza di questo tipo, passando per i giovani fino ad arrivare a chi giovane non lo è più da molto tempo.
Il filo comune che lega questa moltitudine di persone è la condanna ferma e decisa dell’aggressione militare della Russia all’Ucraina, un grande NO alla guerra portato in piazza con i colori delle bandiere e con ogni forma e dimensione di cartello, dai piccoli fogli formato A4 fino agli striscioni di grandi dimensioni con parole e frasi di netto rifiuto all’invasione russa, e per chiedere la pace e il disarmo.

Una manifestazione iniziata con un simulato suono delle sirene che annuncia un imminente bombardamento e terminata con le note di “Give peace a chance” di John Lennon. Nel mezzo tante parole dal palco per chiedere il ritorno della diplomazia italiana, europea e internazionale come strumento per risolvere la crisi ucraina.
Ma anche tanti volti di gente comune, famiglie, studenti, anziani; tutti uniti in una unica voce per dire basta con l’uso scellerato delle armi che portano distruzione, lutti e tanti spettri del passato.
@ Claudio Polvanesi – Target Lab Ets






